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Macchinari edilizia, maxi acquisizione cinese in Italia

di Carlo Festa

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20 GIUGNO 2008

La maggiore acquisizione cinese in Italia e la seconda di sempre in Europa: è quella che sta mettendo a segno in queste ore il produttore cinese di macchinari per l'edilizia Zoomlion, colosso da circa un miliardo di euro di vendite (quotato alla Borsa di Shenzhen) che si appresta a rilevare la Cifa, leader nei macchinari per il calcestruzzo, dal fondo di private equity italiano Magenta.

Operazione del valore di oltre 500 milioni di euro, nella quale Zoomlion è stata affiancata da alcuni investitori finanziari: il fondo cinese di private equity Hony Capital, Goldman Sachs Pe Group e il fondo Mandarin Capital Partners. Proprio quest'ultimo investitore rende un po' italiano ildeal, dato che il fondo Mandarin è nato su iniziativa di Sanpaolo Imi con un obiettivo preciso: aiutare le aziende tricolori ad investire in Cina e, dall'altro lato, convincere i grandi gruppi cinesi a puntare sull'Italia.

E l'operazione ha una forte logica industriale: Zoomlion più Cifa crea infatti il gruppo numero uno al mondo nei macchinari per l'edilizia, superando il primato della società tedesca Putzmeister.
Un nuovo leader mondiale con una base produttiva in Cina impressionante. L'acquisizione del gruppo di Senago è, soprattutto, la maggiore transazione messa a segno da un gruppo cinese in Italia e la seconda in Europa dopo quella effettuata dalla Tlc sulla francese Thomson, produttrice di televisori.

Fino ad oggi i colossi statali di Pechino erano ancora impegnati ad espandersi sul mercato interno e la previsione degli addetti ai lavori era che per vederli in forze in Italia sarebbe stato necessario ancora qualche anno. Tanto che fino al 2007 c'erano state poche operazioni tra i nostri confini e per va-lori abbastanza ridotti: da ricordare la transazione sulla Benelli da parte del gruppo Qianjiang dopo una piccola acquisizione nel 2004. Quella della Ode di Lecco da parte del gruppo Defond Manufacturing.

Ma, negli ultimi mesi, il vento sembra cambiato. Prima di Cifa un segnale forte c'era già stato e lo si era visto con la Sergio Tacchini, l'azienda di Bellinzago spinta sull'orlo del fallimento finita a un cavaliere bianco cinese: Hembly International Holdings, uno dei principali gruppi asiatici nella distribuzione di abbigliamento. Ma nel caso della Sergio Tacchini il target era un'azienda italiana in difficoltà e con necessità di turnaround e delocalizzazione, situazioni che i gruppi cinesi hanno sempre mostrato di prediligere.

Nel caso di Cifa l'operazione è invece fatta su un'azienda italiana solida (360 milioni di vendite attesi per la fine dell'anno in corso con una quota di vendite realizzate all'estero pari a oltre il 65% del fatturato e un'Ebitda di 67 milioni a fine 2008) e con una forte capacità di generare cassa: come dire che i colossi della Muraglia stanno cambiando target e che sono pronti a investire l'enorme liquidità che generano sull'infinito mercato interno anche al di fuori dei loro confini e su target di un certo rilievo.

Cifa, del resto, ha una storia tipicamente italiana, anzi collegata a uno dei primi laboratori d'investimento della nostra finanza: cioè la Sopaf di Jody Vender. Quest'ultima, dieci anni fa, era stata azionista di controllo del gruppo di Senago. A quel tempo, era stato il manager Edoardo Lanzavecchia a seguire l'acquisizione dell'azienda da parte della finanziaria milanese. Sei anni fa Sopaf aveva poi rivenduto la società a imprenditori del settore raccolti nella Carpenteria lavorazioni meccaniche di Brescia.

Quelle stesse famiglie azioniste (i Pansera e i Cerini) che, un anno e mezzo fa, hanno deciso di rivendere la Cifa al fondo Magenta, dove in qualità di manager è riapparso lo stesso Lanzavecchia: storia decennale che mette in scena oggi l'ultimo atto, anche con la liquidazione del fondo Magenta (che nell'operazione è stata assistita dagli advisor Credit Suisse e Fineurop Soditic e dallo studio legale Giliberti Pappalettera Triscornia e Associati). Un'ultima nota: i cinesi per vincere hanno dovuto battere un'offertadi un colosso concorrente sempre cinese, cioè la Sany. Un testa a testa fra gruppi di Pechino che, nell'anno delle Olimpiadi, ha il sapore di una lunga marcia verso l'Europa.

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