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Yahoo! alle strette: gli azionisti tifano per Microsoft

di Gianni Rusconi

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20 giugno 2008

Chissà se Jerry Yang, dietro il suo immancabile sorrisetto furbo e sornione, sapeva che un giorno si sarebbe trovato a fronteggiare falle di ogni genere per difendere la decisione di non cedere Yahoo! alle lusinghe di Microsoft. Quel che sembra evidente a tutti è che il Ceo della società californiana, l'hanno scritto anche i più autorevoli columnist americani (sul Wall Street Journal e sul New York Times), siede per davvero su una poltrona che scotta. Anche l'ultima settimana, infatti, ha registrato non poche cattive notizie per l'intero board, in attesa dell'appuntamento fatidico dell'1 agosto, quando è in programma l'assemblea degli azionisti. Azionisti che vivono giorni agitati: da una parte vogliono vederci chiaro sulle reali intenzioni di Carl Icahn (capofila della faida contro i vertici della società per il rinnovo delle cariche) e dall'altra rimangono assai agguerriti nei confronti della società, caldeggiando l'Opa ostile di Microsoft già sponsorizzata dal miliardario finanziere, senza aspettare l'atteso ribaltone in sede di assemblea (che potrebbe anche risolversi con la sostituzione di soli quattro membri sui nove totali) e tantomeno cercando riscontri dall'attuale board. E non è finita. Gli investitori sono scesi sul piede di guerra (legale) per chiedere la rescissione immediata del piano di indennità istituito dalla società californiana per proteggere i dipendenti nel caso di una fusione con Microsoft, piano che potrebbe compromettere l'esito della proxy fight scatenata da Carl Icahn e rimanere un ostacolo insormontabile per qualsiasi ipotesi di accordo.
Microsoft cosa fa?
Ma quali sono le reali intenzioni del gigante di Redmond? L'ultimo a prendere parola, fra i top manager della società, è stato Kevin Johnson, il numero uno della divisione servizi (Windows Live) e advertising e il messaggio inviato ai dipendenti con un'e-mail e al mercato tramite i media è stato in sostanza il seguente. Microsoft ha opportunità migliori rispetto a una combinazione totale con Yahoo! al prezzo proposto. Hanno perso una grande opportunità – ha detto Johnson - per accrescere il valore della compagnia e dare maggiori possibilità agli azionisti, rimanendo focalizzati su sulla massimizzazione del valore per gli azionisti, continuando a perseguire la strategia incentrata sulla convergenza tra servizi di ricerca e pubblicità online. La proposta di Microsoft di versare nella casse di Yahoo! nove miliardi di dollari (acquisendo le sole attività di search) e siglare una partnership di lungo periodo è stata rigettata da Yang & Co. e la possibilità di lauti extra dividendi (per gli azionisti) è sfumata ancor prima di prender corpo. E stando a quanto scritto alle proprie truppe – "volevamo comprare Yahoo!, ma in tempi brevi" – oggi l'eventualità che Microsoft torni all'assalto dopo l'ennesimo rifiuto di Yahoo! sembrano remote, a meno di clamorosi cambi di strategia (magari sobillati dal solito Ichan e dagli azionisti a lui più fedeli). Ben più plausibile l'ipotesi che ora Microsoft se ne stia alla finestra in attesa degli eventi a lei più favorevoli.
Dopo la diaspora, la riorganizzazione interna
Una (cospicua) riorganizzazione interna per ristrutturare e centralizzare le varie divisioni Internet del Gruppo. Quella che prospetta il Wall Street Journal, citando fonti vicine a Yahoo!, è la possibile svolta che la compagnia di Sunnyvale si prepara ad affrontare per supportare l'ostinata volontà dei suoi vertici nel credere alle potenzialità di crescita sul mercato Web della società. Quello che il Journal non dice, anticipando l'ufficialità di annunci in merito a settimana prossima, è se la riorganizzazione in questione è una conseguenza o meno della diaspora di vari executive (a cui si aggiungono sviluppatori determinati pare a lasciare Yahoo! per accettare le interessanti proposte che giungono da Redmond) e semplici addetti o ne sia invece la causa. Ma anche l'accordo stretto con Google sul fronte della pubblicità pare abbia giocato un ruolo importante in questa situazione. Certo è che quel tre vicepresidenti esecutivi, due vicepresidenti "senior" e un consistente numero di impiegati sta facendo le valigie per abbandonare la compagnia. A dare per ultimi le dimissioni sono stati Brad Garlinghouse, responsabile dei servizi di e-mail e instant messaging, Vish Makhijani, senior vice president e general manager delle attività di ricerca, e Qi Lu, capo del settore Search and Advertising Technology Group e principale artefice della nuova piattaforma Panama. Prima di loro avevano deciso di abbandonare la nave Jeff Weiner, vice-presidente esecutivo della divisione reti, e i cofondatori di Flickr Caterina Fake e Stewart Butterfield (divenuti dirigenti della società quando Yahoo! acquistò nel 2005 il portale per la condivisione online delle fotografie). Nella lista in continuo aggiornamento dei partenti ci sono entrati quindi Joshua Schachter, il fondatore del servizio del.icio.us (il portale per il bookmarking acquisito nel 2005), Usama Fayyad, Chief data officer ed executive vice president della divisione "research and strategic data solutions", Jeremy Zawodny, un "evangelist" fra gli ispiratori di quella oggi definita Yahoo Open Strategy, e Jason Zajac, che ha ricoperto la carica di general manager dell'area Social media e di vice presidente per la "corporate strategy". Nomi eccellenti, dunque, la cui dipartita non potrà non provocare scossoni di vario genere (operativi, economici, di immagine) all'interno di una compagnia che vive il momento più delicato della sua giovane storia. Da qui la ventilata ipotesi di riorganizzazione societaria, che ridarebbe agli azionisti fiducia nei confronti della società in cui hanno investito le loro (spesso ingenti) risorse
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