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Maxi-multa per inquinamento a Syndial (Eni)

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16 luglio 2008


Syndial (ex Enichem), controllata Eni, è stata condannata dal Tribunale di Torino l'8 luglio scorso a corrispondere al Ministero dell'Ambiente una somma di circa 1,9 miliardi di euro. La multa è legata a un danno ambientale - inquinamento da DDT del lago Maggiore - ricondotto alla gestione del sito di Pieve Vergonte (provincia del Verbano Cusio Ossola) per il periodo 1990-1996.
In una nota Eni annuncia che il Cda «nella riunione odierna ha condiviso la decisione della sua controllata Syndial di presentare ricorso in appello contro la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Torino».
Syndial presenterà al più presto richiesta di sospendere l'esecutività della sentenza. La società e suoi consulenti tecnico-legali considerano del tutto infondati la condanna e l'ammontare del risarcimento danni quantificato, spiega il comunicato. L'ammontare della multa comminata dal Tribunale di Torino è tuttavia più bassa della richiesta di risarcimento presentata dal ministero dell'Ambiente, pari a 2,396 miliardi di euro, per il danno ambientale in relazione all'inquinamento da DDT del lago «asseritamente provocato dallo stabilimento di Pieve Vergonte». A spiegarlo è la stessa Eni nel bilancio consolidato del 2007.
Il primo marzo 2006 l'Avvocatura dello Stato in sede di tentativo di conciliazione aveva formulato una proposta transattiva che prevedeva il pagamento da parte di Syndial del 10% della richiesta di risarcimento danni pari a 239 milioni di euro. Nel settembre 2006 il giudice aveva però preso atto dell'impraticabilità dell'ipotesi transattiva.
Secondo quanto si legge in una scheda fornita dall'Eni, il sito di Pieve Vergonte è stato gestito a partire dal 1983 da ANIC e successivamente da EniChem fino al 1997, anno in cui è stata ceduta la proprietà superficiaria degli impianti a Tessenderlo, una società belga. Attualmente, Syndial non ha attività industriali sul sito, ma gestisce esclusivamente le attività di bonifica e di messa in sicurezza.
Nei primi mesi del 1996 - si legge sul sito di Legambiente - una rilevazione fatta dal laboratorio cantonale di Lugano sulle acque del Lago Maggiore denunciò una «contaminazione diffusa» da DDT dei pesci pescati nel lago, superiore ai limiti della legge elvetica. Furono informate le autorità italiane. L'11 giugno 1996 anch'esse fecero analisi sui pesci, trovando una contaminazione che superava i limiti di legge; per questo la pesca e il consumo di pesce locale fu vietato in tutto il bacino del lago Maggiore.
Il 17 giugno 1996 il Ministero dell'Ambiente bloccava provvisoriamente lo scarico idrico dell'impianto DDT e ordinava la rimozione e smaltimento dei rifiuti giacenti. La chiusura definitiva dell'impianto avvenne il 17 aprile 1997. Il 4 dicembre 1998 iniziava il processo contro alcuni dirigenti dell'Enichem presso la pretura di Verbania. Legambiente, parte civile, chiedeva ripetutamente che il capo di imputazione fosse di «disastro ambientale», invece che di semplice inquinamento e danneggiamento. Il pubblico ministero ha invece valorizzato la buona volontà di Enichem nei confronti di un piano di bonifica e gli imputati venivano condannati il 12 maggio '99 a pene lievi e al risarcimento alle parti civili, scrive sempre Legambiente.
Ripercorrendo la storia del sito, Eni ricorda che lo stabilimento è stato costruito negli anni 1915-1920 dalla società Chimica Dott. Vitale per la produzione di cloro. Dal 1920 al 1924 le attività sul sito sono state gestite dalla Snia che ha sviluppato la produzione di clorurati organici. Alla Snia, nel 1924, è subentrata la Chimico Mineraria Rumianca che nel 1948 ha iniziato la produzione di DDT. In seguito, la Società Rumianca entrò a far parte del Gruppo SIR che ha gestito lo stabilimento fino al 1980.
A seguito della gravissima crisi finanziaria che, negli anni settanta ha coinvolto il gruppo controllato dalla SIR Finanziaria, Eni ha assunto il mandato per la gestione del gruppo al fine di razionalizzare e potenziare il settore dell'industria chimica italiana. Dal 1982 al 1996, lo stabilimento è stato gestito da varie società del gruppo, confluite infine in Syndial.
Syndial, spiega sempre l'Eni, ha progettato e implementato numerosi interventi ambientali, che hanno consentito di migliorare drasticamente la condizione del sito rispetto al momento in cui è stato acquisito ex lege. Dal 1996 la società ha, infatti, progettato ed attuato un sistema di messa in sicurezza perfettamente in grado di isolare l'intera contaminazione individuata nelle aree più critiche dello stabilimento.
Gli effetti positivi degli interventi effettuati sulle sorgenti di contaminazione (risanamento delle infrastrutture e degli impianti) e sulla falda sono confermati sul campo dalla drastica riduzione, rispetto agli anni di gestione precedenti, delle concentrazioni osservata sia a valle dell'area DDT - Cloralio che a valle dell'area Cloro-aromatici. Syndial ha presentato, inoltre, numerosi progetti di bonifica concordati con il Ministero dell'Ambiente. L'ultimo progetto, presentato a maggio 2007, è ad oggi in attesa di approvazione da parte del Ministero.

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