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Massimo scoperto, per l'Abi serve «un ripensamento»

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8 luglio 2008

Per la commissione bancaria di massimo scoperto «è necessario un ripensamento», garantendo maggiore «chiarezza e trasparenza» ai clienti. L'attuale clausola, criticata anche da Bankitalia, potrebbe venire sostituita da «commissioni sull'accordato, basate sull'ammontare preso in prestito, sul rating del cliente e sulla concorrenza fra le diverse banche». Lo ha affermato il presidente dell'Abi, Corrado Faissola, nella conferenza stampa per anticipare i contenuti della relazione all'assemblea annuale dell'associazione, in programma domani, mercoledì 9 luglio.

«Rientra nei compiti della nostra associazione - ha sottolineato - collaborare in primis con la Banca d'Italia per realizzare gli opportuni interventi che rendano fluido il passaggio dall'attuale modello ad altre forme di corrispettivo per la disponibilità di fondi e linee di credito. Spetta poi alle singole banche definire contrattualmente i nuovi rapporti con la clientela».

Nella relazione, ha aggiunto il numero uno dell'Abi, «esprimerò la convinzione che, nel rispetto delle regole della concorrenza, i singoli gruppi bancari faranno propri gli inviti a una più completa chiarezza e trasparenza nei confronti della clientela». Questa decisione, ha concluso Faissola, «è la più importante presa di posizione che assumerò domani in assemblea, di importanza estrema anche dal punto di vista storico». Per il sistema bancario, infatti, l'introito derivante dalla commissione di massimo scoperto è «molto consistente».

Faissola ha poi spiegato che le banche la loro parte hanno iniziato a farla già da qualche tempo: il prezzo medio di un conto corrente «negli ultimi quattro anni è diminuito di oltre il 30% in termini reali». Inoltre, ha aggiunto il numero uno dell'Abi, «circa 3,6 milioni di clienti sono passati da un conto corrente all'altro e oggi gli operatori più competitivi offrono già prezzi pari a circa 80 euro per conti "non online" e 50 euro per conti online».


La Robin Hood Tax deve durare il meno possibile
Quanto alla Robin Hood Tax «dovrebbe durare il meno possibile. Sarebbe meglio eliminarla prima che entri in vigore». Secondo il numero uno dell'associazione bancaria, «i provvedimenti di aumento della pressione fiscale devono essere considerati come assolutamente straordinari. Siamo fiduciosi che la pressione fiscale sia ricondotta nei tempi più stretti a livelli compatibili con le capacità di competere nel contesto internazionale».

Le imposte pagate dalle banche, ha spiegato Faissola, «sono ammontate nel 2007 a 8,4 miliardi di euro, il 10% delle imposte societarie versate in Italia, mentre la quota del sistema sul valore aggiunto nazionale è salita dal 3,7% al 4,3%. Sono dati non compatibili ma che indicano come la pressione fiscale sia molto elevata».

Faissola si è però detto sicuro che la Robin Tax non si tradurrà in un peggioramento delle condizioni per i clienti: «Ogni aumento di costo per l'industria bancaria determina una pressione sui prezzi, ma la concorrenza è tale che questa traslazione è assolutamente improbabile»

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