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A Rampl il ruolo del «garante»

di Alessandro Graziani

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29 Luglio 2008

L'UniCredit è pronto ad andare alla conta nel patto e nel consiglio di sorveglianza di Mediobanca sul tema della governance. Che potrà essere rivista solo a tre condizioni: ritorno dal sistema duale al tradizionale, preventivo esame della bozza di riforma dello statuto, effettiva condivisione da parte del management di Mediobanca della riforma. Se questi tre paletti non dovessero essere rispettati, UniCredit ha già deciso di votare contro l'eventuale richiesta del presidente del consiglio di sorveglianza (cds) di Mediobanca, Cesare Geronzi.
La linea del gruppo di Piazza Cordusio sarebbe stata decisa ieri mattina, quando si è riunito il comitato «corporate governance and nomination committee» di UniCredit cui spettano le politiche relative alle società controllate. Del comitato fanno parte il presidente Dieter Rampl, l'amministratore delegato Alessandro Profumo, il vicepresidente Gianfranco Gutty (designato dalla Fondazione CariVerona), e i consiglieri Vincenzo Calandra Buonaura, Francesco Giacomin, Friedrich Kadrnoska, e Luigi Maramotti. A confermare l'atmosfera del gran consulto svoltosi in casa UniCredit, in mattinata hanno varcato l'ingresso anche altri due vicepresidenti: Fabrizio Palenzona (Fondazione Crt) e Franco Bellei (Carimonte Holding). Da tutti i rappresentanti dei grandi azionisti è arrivato pieno appoggio alla linea proposta da Rampl e Profumo, tornato a duellare senza tanti complimenti con Geronzi. E il comitato governance e nomine avrebbe dato pieno mandato al presidente tedesco, che guida la delegazione di UniCredit in Mediobanca, di rappresentare questa posizione nelle due riunioni di patto e cds che Geronzi ha convocato per domani. In assenza di novità, dunque, da ieri mattina Rampl (Profumo sarà all'estero per qualche giorno, il primo impegno già oggi in Germania per l'assemblea di Hvb) ha in tasca la delega esclusiva per opporsi a un tentativo di riforma della governance non concordata con i manager e, dunque, traumatica (preoccupazione, questa, condivisa dalla Banca d'Italia).
Da quel poco che è trapelato del summit in UniCredit, la linea non è quella di appiattirsi sul management di Mediobanca; ma quella di garantire che la riforma venga decisa rispettando, con trasparenza, le regole stabilite dall'attuale governance di Piazzetta Cuccia. Regole che assegnano al consiglio di gestione (cdg) la facoltà di proporre al consiglio di sorveglianza la rivisitazione del governo societario. In assenza di una proposta del cdg presieduto da Renato Pagliaro e guidato dall'a.d. Alberto Nagel, che a ieri sera non era stata formulata, è lo stesso ordine del giorno del cds di domani a essere in discussione.
Questa, almeno, è la convinzione dei vertici di UniCredit – probabilmente corroborata dal parere di qualche consulente giuridico – che Rampl si appresta a rappresentare domani in Mediobanca. Nella convinzione che altri soci, e soprattutto i membri del cds a partire dagli indipendenti, faranno quadrato sul rispetto delle regole. Superando dunque il 33% dei voti necessario a bloccare eventuali tentativi di forzare la mano. Ma si arriverà davvero alla conta dei voti? Due le alternative possibili allo scontro: o il cdg Mediobanca accetta di presentare in extremis una propria proposta (ma i manager non sembrano dell'idea), o i soci rinviano ogni decisione sulla governance, limitandosi a una generica disponibilità (peraltro condivisa da tutti) ad abbandonare il duale.

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