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Dossier illegali Telecom, Tronchetti e Buora «vittime»

di Raffaella Calandra

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21 LUGLIO 2008

Il caso Tavaroli è arrivato alla prima tappa: già da domani, infatti, i Pm di Milano dovrebbero depositare gli atti di chiusura delle indagini sui dossier illegali di Telecom Italia. Secondo le prime indiscrezioni, la Procura non ha mosso alcun addebito contro l'ex presidente di Telecom Marco Tronchetti Provera e contro l'ex amministratore delegato Carlo Buora, mentre le due società risulterebbero indagate per la violazione della legge 231. Una lunga serie di reati sono stati invece contestati a 34 persone, accusate a vario titolo di aver messo in piedi una vera e propria associazione a delinquere al cui vertice c'era l'ex capo della security Giuliano Tavaroli.

Dopo due anni e mezzo di inchiesta, il lavoro degli inquirenti è dunque arrivato al termine.
Per quanto riguarda le aziende, la spia della possibile iscrizione di Telecom e Pirelli nel registro degli indagati per la legge 231 era già in una relazione della Guardia di Finanza di Firenze. «Responsabilità amministrativa delle persone giuridiche», «Attuazione di modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire la commissione degli illeciti penali da parte di Telecom Italia», «Qualificazione delle persone che hanno commesso reati», «Reati tipici commessi»: così le Fiamme Gialle, il 9 agosto 2007, titolavano gli ultimi capitoli della loro relazione, trasmessa alla Procura di Milano. Ma, dopo 138 pagine di analisi dei centri di costo, 71 fogli di omissis coprivano tutti i dettagli, trasmessi ora con l'avviso di chiusura di indagine. «Per non aver vigilato» sulla propria security e sui metodi usati per avere le informazioni, i due gruppi sono ora indagati in base alla legge sulla responsabilità amministrativa delle società. Non invece i loro vertici di allora, Marco Tronchetti Provera e Carlo Buora, convocati a fine giugno contemporaneamente in Procura e sentiti come persone informate sui fatti: ultimo atto investigativo, per i pm Fabio Napoleone, Nicola Piacente e Stefano Civardi, prima di siglare le 350 pagine dell'avviso chiusura indagini.

Il 415bis, l'avviso, è di venerdì sera, a mercati ormai chiusi per evitare riflessi sui titoli, ed è stato notificato ai rappresentanti legali delle società: nel corposo documento si descrivono le falle nel sistema dei controlli interni; i complessi rapporti tra la security Telecom e i servizi segreti; si elencano i beneficiari di informazioni sensibili, come quelle spiate nei pc della Rcs, o quelle sulle utenze intercettate dalla magistratura, ricavate dalla consultazione del sistema Radar; si accenna agli audit interni e alle responsabilità dei rami aziendali nel periodo 2003-2005, ossia l'era Tavaroli.

Com'era inevitabile, la chiusura di quest'indagine finisce per sfiorare i misteri al centro di altre inchieste magari già in via di archiviazione, come la morte del dirigente Telecom Adamo Bove, dopo un volo dalla tangenziale di Napoli due anni fa o indagini di cui già si discute in dibattimento in corso, come il contestato ruolo del Sismi e di Nicolò Pollari e della Cia nel sequestro dell'imam Abu Omar. Un intrigo internazionale di spie, secondo i Pm, che si dipanava a spese di Tronchetti Provera e dell'azienda, vittime inconsapevoli dello schema.

Da domani mattina gli atti raggiungeranno 34 persone fisiche, iscritte nel registro degli indagati in questi due anni e mezzo di inchiesta, serviti a ricostruire ruoli e responsabilità di un'associazione a delinquere, dedita ad un'impressionante compravendita di dossier illegali sul conto di oltre 4mila persone e 350 società: imprenditori, possibili concorrenti di Telecom e Pirelli, banchieri, finanzieri rivali, politici che sembravano prendere posizioni "non favorevoli" alle società. Ma anche volti dello spettacolo, giornalisti, calciatori nerazzurri o dipendenti, sospettati di scarsa fedeltà o di filoterrorismo. Tutti, ora, sono potenziali parti lese, in un futuro processo contro l'ex security Pirelli-Telecom e la rete di informatori, a cominciare da Giuliano Tavaroli, l'ex carabiniere diventato il capo indiscusso della sicurezza Pirelli e poi Telecom (ha lasciato il gruppo con una liquidazione pari a 4 annualità, preparandosi a raccontare il mondo della security in "Spie imperfette", un libro in uscita a settembre), ai suoi due amici fraterni, Marco Mancini, passato dalla caserma milanese di via Moscova alla guida del controspionaggio del Sismi e l'ex bancario Emanuele Cipriani, custode con la sua Polis d'Istinto, dell'archivio Z dei dossier illegali.
Insieme a loro, membri delle forze dell'ordine che hanno violato le banche dati riservate, esperti informatici e hacker, come Fabio Ghioni e Roberto Preatoni; spie italiane e straniere, dall'ex 007 del Sisde Marco Bernardini, primo grande collaboratore per la Procura, all'ex uomo Cia Gianpaolo Spinelli, all'agente dell'intelligence francese, Fulvio Guatteri. Contro di loro, compresi i loro ex manager, hanno annunciato la costituzione di parte civile Telecom e Pirelli . «Telecom darà mandato ai legali - si legge in una nota - di intraprendere tutte le azioni contro coloro che risulteranno responsabili per il grave danno patrimoniale e non, arrecato al gruppo». Le due società sono dunque indicate nell'avviso di chiusura come «persone giuridiche offese» dall'appropriazione indebita stimata in circa 40 milioni di euro. Questo il prezzo pagato per informazioni, spesso carpite da archivi riservati, da furti informatici di pc di altre aziende, tra cui la Rcs, quando non frutto di report dei servizi segreti.

  CONTINUA ...»

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