Un decreto legge e un disegno di legge, con una delega all'Esecutivo per la riforma della normativa sulle aziende in crisi: sono questi gli strumenti legislativi che il Governo approverà oggi per modificare la Marzano. Da superare le riserve espresse ieri da esponenti della Lega.
Il decreto sarà un documento "leggero" che servirà a circoscrivere i casi in cui alcune grandi aziende in difficoltà (non solo in crisi di liquidità, come prevede la Marzano, ma anche con problemi industriali) possono avviare con un iter accelerato alcune procedure, quali la dismissione di rami di azienda, la cessione dei contratti e di personale. Sono questi gli strumenti, sollecitati dall'advisor Intesa Sanpaolo e dalla nuova cordata di investitori in Alitalia, con i quali domani il cda della compagnia potrà chiedere l'ammissione alla procedura concorsuale e poi nominare il commissario. La scelta è caduta su Augusto Fantozzi, docente di diritto tributario e più volte ministro, che ieri si è recato a palazzo Chigi per un incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Al termine dell'incontro Fantozzi ha confermato la volontà di accettare l'incarico.
Nel frattempo il piano predisposto da Intesa Sanpaolo è arrivato ieri all'Unione europea, alla quale ora spetta il delicato compito di stabilire se la scissione di una bad company potrebbe configurarsi un aiuto di Stato non consentito dalle norme comunitarie, quale sarebbe se il Governo italiano si facesse carico dei debiti (1,2 miliardi quelli complessivi) della società. E ancora nel mirino finirà anche la possibile restrizione del mercato che potrebbe derivare dal conferimento degli slot di Air One nella Nuova Alitalia. Ma c'è un altro aspetto non secondario (che preoccupa gli esponenti di Governo) sul quale potrebbero presentare ricorso a Bruxelles gli operatori concorrenti: la presenza tra gli azionisti della compagnia di bandiera di aziende private concessionarie dello Stato italiano, in quanto tali in conflitto di interessi. Il caso più eclatante sono le società controllate dal gruppo Benetton, che è azionista di Atlantia-Autostrade (la quale ha beneficiato recentemente di un aggiornamento generoso della convenzione) ma anche di Aeroporti di Roma che controlla lo scalo di Fiumicino.
«Tutti i conflitti di interessi andranno guardati con attenzione – ha chiosato ieri Enrico Letta (Pd) –. Io confido nell'Europa». Nel frattempo va avanti anche la procedura sul prestito-ponte da 300 milioni ad Alitalia: i tempi dell'istruttoria della Commissione europea si stanno allungando perché sono giunte osservazioni da parte di quattro compagnie aeree e un tour operator sulle quali dovrà dare chiarimenti il Governo italiano.
Ieri, intanto, il ministro per l'Economia, Giulio Tremonti, ha rotto il silenzio sulla vicenda per rassicurare i piccoli risparmiatori, azionisti e obbligazionisti della compagnia aerea. «Il risparmio è un bene pubblico che va tutelato. I piccoli risparmiatori saranno tutelati – ha detto –. Ci hanno lasciato due disastri: Napoli e Alitalia. Il primo il presidente del Consiglio, Berlusconi, lo ha risolto a fine luglio. Domani (oggi, ndr) risolverà Alitalia».
Tra ieri e oggi si stanno tenendo i consigli di amministrazione dei soci coinvolti nell'acquisto della nuova compagnia. Domani toccherà alla Immsi di Roberto Colaninno, ieri è stata la volta di Atlantia e di Fondiaria-Sai. Quest'ultima ha confermato l'intenzione di investire tra i 30 e i 50 milioni di euro. L'ingresso nella compagnia aerea avverrà però «solo se saranno soddisfatte una serie di condizioni esogene», ha spiegato l'a.d. Fausto Marchionni. «La nostra adesione - ha aggiunto - è dovuta al bacino d'utenza per nostro core business». Fondiaria-Sai sarebbe infatti interessata alla gestione della previdenza complementare del personale, come il fondo per i piloti e i piani di previdenza integrativa.
Se il progetto di salvataggio di Alitalia procede a passo spedito, di pari passo avanzano le critiche dell'opposizione e i moniti dei sindacati, sia di quelli del settore aereo, come la Cgil che chiede chiarezza sul piano e una convocazione urgente, sia quelli della società (la Uil) che potrebbero accogliere gli esuberi, come le Poste, che si preparano a dare battaglia. Secondo il ministro-ombra per l'Economia, Pierluigi Bersani, la nuova Alitalia potrebbe trasformarsi in un nuovo caso Alfa Romeo, che fu ceduta alla Fiat senza debiti, di cui si fece inzialmente carico l'Iri. Ma quando Bruxelles bollò l'operazione come aiuto di Stato i debiti passarono in carico a Torino. «L'Italia non ha mai subito condanne per la cessione di Alfa Romeo a Fiat – replica però il Tesoro – ma ha imposto il recupero degli aiuti di funzionamento dati da Iri-Finmeccanica all'azienda».