Per la maggioranza si tratta di un'operazione che rimedierà il «disastro» lasciato dal centrosinistra; per l'opposizione è invece una soluzione «fallimentare», ben peggiore della fusione con Air France cui stava lavorando il Governo Prodi. Ne è convinto l'esponente del Pd Pierluigi Bersani: «La soluzione che si profila per la crisi dell'Alitalia più che un commissariamento ha le caratteristiche di un fallimento. Le condizioni per l'Alitalia sono ben peggiori di quelle prospettate con Air France sia per numero di esuberi, che per risorse disponibili e perchè allora non c'era una bad company». Soluzione che per Bersani danneggia in particolare i piccoli risparmiatori, anche se il ministro dell'Economia Tremonti assicura che «il risparmio è un bene pubblico che deve essere tutelato». E critico è anche Massimo Calearo, imprenditore e deputato del Pd: «Con i soldi degli italiani sono capaci tutti...». Nella nuova compagnia «ci sono fior di imprenditori che mettono i loro soldi per il salvataggio della compagnia», e tuttavia fa notare che «i debiti li pagano gli italiani e i piccoli azionisti». E aggiunge: «Mi farebbe ridere se rientrasse Air France. Vorrebbe dire che per mesi abbiamo perso tempo e soldi pubblici». Anche Udc, Prc e Radicali bocciano l'operazione. Francesco Pionati, portavoce dei centristi, dice no a «inganni e giochi di prestigio», e chiede chiarezza su un punto: «Chi pagherà i costi?». Il segretario del Prc Paolo Ferrero promette invece la mobilitazione del partito, contro una «presa in giro» che comporterà «la dissoluzione della compagnia di bandiera, molto peggio della fusione con Air France». Emma Bonino rivendica invece la validità della soluzione cui stava lavorando il governo Prodi prima della caduta. Perplessità nella maggioranza anche dalla Lega, preoccuoata di ulteriori esborsi per la compagnia e contraria all'assorbimento degli esuberi Alitalia nella Pubblica Amministrazione.