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Giuseppe Bono (Fincantieri): avanti in Usa e in Borsa nel 2009

di Gianni Dragoni

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5 agosto 2008
Giuseppe Bono, Ceo Fincantieri (Imagoeconomica)

Si lascia dietro le spalle il cruccio per non essere riuscito a convincere i francesi a fare «un'operazione Alitalia al contrario». Cioè un'intesa attraverso la quale Fincantieri si sarebbe fusa con la norvegese Aker, centrando tre obiettivi: la Borsa lasciando il controllo allo Stato italiano, la realizzazione di un grande gruppo mondiale della cantieristica, un Airbus dei mari, lo stop all'avanzata dei temibili coreani.
Per Giuseppe Bono, 64 anni, da sei anni amministratore delegato della Fincantieri, è il momento di voltare pagina. «L'accordo per acquisire i cantieri militari Marinette negli Stati Uniti, con un partner di rilievo come Lockheed, il numero uno mondiale della difesa che avrà il 20% della società, costituisce un significativo passo per l'internazionalizzazione», spiega in quest'intervista.

Perché comprare negli Usa?
Ci consente di crescere nel comparto difesa, ora tutto italiano. L'interesse per questa società è dato dalla sua partecipazione al consorzio, guidato da Lockheed, che concorre nella gara d'appalto Lcs, per la realizzazione di navi da pattugliamento delle coste Usa, con un sistema elettronico realizzato dalla Lockheed. Si tratta di navi importanti, da 3mila tonnellate e 115 metri. Il programma vale almeno 20 miliardi di dollari. In gara c'è anche un altro consorzio, guidato da General Dynamics.

Perché l'intesa con Lockheed?
La nave nasce sulla carena del nostro Destriero. È significativo notare che Lockheed non ha cantieri, ma entra in un nuovo settore. Se partecipa con noi, è perché ritiene che siamo il partner giusto per dare efficienza a questo programma.

Dall'appalto ci sarebbe lavoro in Italia?
Solo alcune componenti. I sistemi di stabilizzazione, propulsione, generazione sarebbero prodotti in Italia da Fincantieri. Dopo i veti della Fiom con il Governo Prodi, il progetto Borsa è tornato attuale con il Dpef di Berlusconi e Tremonti. La quotazione fa parte del nostro piano 2009-2013, che prevede 800 milioni di investimenti, di cui più di 500 in Italia, il resto per finanziare il circolante perché l'attività sta aumentando e per l'internazionalizzazione. Per me la quotazione si deve risolvere nel far affluire in cassa almeno 400 milioni con un aumento di capitale.

Quando la quotazione?
Prima della prossima primavera non ci si può andare, per motivi tecnici. Cercheremo di farla al più presto nei primi mesi del 2009, presentando i dati 2008.

Che quota deve andare in Borsa? Il 51% deve restare allo Stato?
È indifferente, è una decisione che riguarda l'azionista, poi è il mercato che deve indicare la via migliore.

Altri obiettivi all'estero?
Siamo già in Germania. Rimane l'obiettivo di creare una base per riparazioni e trasformazioni alle Bahamas, un'area strategicamente importante. Alle Bahamas c'è un solo cantiere, ma non ce l'hanno venduto. È un investimento entro i 100 milioni di dollari.

Quanto vale Fincantieri?
Le banche dicevano tra 1,3 e 1,5 miliardi di euro. A fine 2007 il portafoglio è salito da 10 a 12 miliardi, nella valutazione di un'azienda è importante.

Il dollaro debole come vi colpisce?
Ci penalizza. Ci colpisce l'aumento dei costi delle materie prime, acciaio ed energia. Dobbiamo fare efficienza. Purtroppo gli aumenti dei costi non riusciamo a trasferirli sulle bollette.

Che significa efficienza?
Nella piattaforma contrattuale i sindacati devono rendersi conto che eventuali incrementi del costo del lavoro non possono avvenire che a fronte di incrementi di produttività. Se riusciamo a creare condizioni di maggior efficienza, e non sono previsti tagli, la Fincantieri ha le carte in regola per essere un'industria cantieristica in futuro. Tenendo conto anche del fatto che il principale concorrente in Europa, Aker, è stato acquistato dai coreani.

Previsioni 2008?
Avremo risultati in linea. Il valore della produzione dovrebbe toccare il record di tre miliardi, dai 2,67 miliardi nel 2006. La redditività dovrebbe restare quella dell'anno scorso, abbiamo avuto un utile operativo di 125 milioni.

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