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Un aiuto concreto per chi fatica a pagare le rate del mutuo

di Maximilian Cellino

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21 agosto 2008

Con l'arrivo delle lettere recanti la proposta di rinegoziazione del mutuo a tasso variabile, le famiglie italiane avranno un'opportunità in più per ridurre le rate da versare, ma anche una decisione non semplice da prendere. La Convenzione Abi-Governo permette infatti di riportare l'esborso sui livelli medi del 2006 (o all'importo della prima rata di ammortamento, per i finanziamenti dopo il 31 dicembre 2006), ma può comportare l'allungamento della durata del prestito e quindi una maggiore onerosità complessiva.

Test sulla convenienza
La differenza fra l'importo dovuto secondo il piano di ammortamento originario e quello risultante dalla rinegoziazione sarà addebitata su un conto di finanziamento accessorio regolato al tasso Irs a 10 anni (attualmente il 4,63%) maggiorabile dalle banche fino allo 0,5 per cento. Un conto che, a meno di un improbabile andamento futuro estremamente favorevole dei tassi Euribor, il mutuatario si troverà a dover saldare al termine del mutuo.

In altre parole, abbattere la rata oggi non significa necessariamente ridurre il costo del mutuo e proprio per questo le famiglie dovranno farsi bene i conti prima di sottoscrivere la proposta della banca. La convenienza, naturalmente, deve essere valutata caso per caso sulla base soprattutto della situazione finanziaria della famiglia: per chi ha serie difficoltà nell'onorare le rate del mutuo l'adesione alla Convenzione potrebbe essere una strada obbligata. Chi invece conserva ancora sufficienti margini potrebbe valutare le vie alternative previste dal decreto Bersani (e tuttora in vigore) come la rinegoziazione dello spread, la surroga o la sostituzione del mutuo. Soluzioni che, è bene ricordarlo, la banca non è obbligata a concedere e che difficilmente permettono di riportare la rata sui livelli del 2006, ma che risultano più vantaggiose dal punto di vista finanziario complessivo.

Qualche valutazione, inoltre, si può fare sulle caratteristiche del mutuo in essere: maggiore è la durata residua e più elevato è il pericolo di un allungamento del mutuo, mentre sui prestiti più datati (per i quali è stata già superata la metà del piano di rimborso) si possono in genere ottenere ben pochi benefici dalla riduzione della rata.

Più difficile, invece, è avventurarsi in congetture sui tassi di interesse, il cui andamento è scarsamente prevedibile. Al momento, per la verità, dopo l'impennata di giugno gli Euribor restano stabili, anche se su livelli elevati (4,48% il tasso a un mese, 4,96% quello a tre mesi) e i venti di recessione sull'economia europea sembrano aver raffreddato le attese su ulteriori rialzi del costo del denaro da parte della Bce. L'esperienza degli ultimi anni, tuttavia, invita a non fidarsi delle sensazioni degli analisti.

Le banche che aderiscono
Finora, secondo quanto comunicato all'Abi, sono quasi 150 gli istituti bancari italiani che hanno aderito alla Convenzione (i gruppi principali, con l'esclusione di IngDirect). Alcuni di questi hanno annunciato condizioni migliorative alla clientela rispetto al testo del decreto legge (in genere uno "sconto" sul tasso del conto accessorio), altri invece hanno esteso l'applicazione ai mutui a tasso misto o a quelli cartolarizzati.

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