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Petrolio un tesoro scoperto in Brasile

di Roberto Da Rin

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28 agosto 2008
GRAFICO
La formazione geologica

Un'immensa ricchezza sepolta sotto una spessa coltre di sale, un Paese che si trasforma in "gigante energetico" e un presidente che promette di creare una seconda compagnia petrolifera che destina i suoi proventi ai programmi sociali. Potrebbe sembrare un'invenzione letteraria di Jorge Amado, invece è la cronaca politica ed economica che arriva dal Brasile in queste ultime settimane.

Cronaca di fine estate e di inizio era per il gigante latino americano di Inácio Lula da Silva, il presidente-operaio che, oltre ai meriti, ha avuto tanta fortuna: la scoperta di enormi giacimenti petroliferi. Una cifra record: il programma di investimento annunciato da José Sergio Gabrielli, presidente di Petrobras, la compagnia petrolifera brasiliana, è di 112,7 miliardi di dollari. Mai visto niente di simile nella storia economico-finanziaria dell'America Latina. Verranno effettuati tra il 2008 e il 2012, e potrebbero persino aumentare.

«Abbiamo perforato 18 volte lungo la costa brasiliana che va dallo Stato di Santa Catarina a quello di Espirito Santo - spiega Gabrielli - E tutte le perforazioni hanno dato esito positivo». Per il momento nessuno può quantificare il numero di barili di petrolio che si potranno estrarre sotto lo strato di sale. E Gabrielli afferma che «solo il giacimento di Tupi ha riserve accertate pari a 8 miliardi di barili: impossibile effettuare valutazioni precise sugli altri giacimenti, Jupiter, Carioca, Bem-Te-Vi, Jubarte, Caramba. Di certo troveremo molto petrolio». Qualcuno ha parlato di altri 33 miliardi di barili.

Gran parte del petrolio brasiliano scoperto in questi ultimi mesi giace sotto enormi depositi di sale: il greggio individuato al largo di Santos, per esempio, è a 6mila metri di profondità. Il giacimento Bem-Te-Vi, nome che rievoca un uccello brasiliano, ha una storia molto antica, meglio sarebbe dire geologica. «I giacimenti - racconta Mario Carminatti, nonni bergamaschi, responsabile del Dipartimento di esplorazione di Petrobras - derivano da un'anomalia originata nella separazione tra l'America del Sud e l'Africa, 152 milioni di anni fa». Le maree e i movimenti del livello del mare hanno originato la deposizione di uno strato salino spesso più di 2mila metri. E il sale, appunto, avrebbe rappresentato un cuscino ideale per la conservazione dei giacimenti di petrolio che altrimenti si sarebbero diluiti nel mare.

Petrobras ha acquisito la più avanzata tecnologia del pianeta. Negli ultimi mesi ha investito un miliardo di dollari, la produzione inizierà nel marzo 2009 e sarà pari a 100mila barili al giorno e 3,5 milioni di metri cubi di gas. Dal 2017 la produzione aumenterà. Intanto è quasi ultimata la costruzione di un'enorme piattaforma sommergibile, chiamata P-51, equipaggiata per 200 persone, un peso di 48mila tonnellate e una capacità di estrazione che a regime sarà di 180mila barili di petrolio al giorno.

Tanta ricchezza energetica può proiettare il Brasile nell'Olimpo dei grandi Paesi produttori, ma può anche provocare la "maledizione olandese", ovvero quella nemesi che punisce i possessori di grandi risorse naturali. Ecco perché Lula ha annunciato la "revisione" del modello di sfruttamento petrolifero brasiliano. Si tratta della creazione di una nuova società petrolifera (che affiancherebbe Petrobras) con una mission ben precisa: supportare programmi sociali. La compagnia sarebbe caratterizzata da una maggiore presenza dello Stato nella gestione dei giacimenti appena scoperti.
La spiegazione del progetto è stata affidata ad Aloisio Mercadante, senatore del Pt (il partito dei lavoratori, lo stesso di Lula): «Ci ispiriamo al modello adottato in Norvegia dove è stato creato un fondo di 400 miliardi di dollari, con una filosofia distributiva mirata a garantire anche alle generazioni future i proventi della ricchezza petrolifera. Proprio per evitare di ridursi come l'Arabia Saudita, l'Iran e l'Iraq dove è mancata un'industrializzazione adeguata».
I timori di una gestione populista sono comunque stati fugati dal pragmatico ministro delle Miniere e dell'Energia, Edison Lobao: «La nuova legge di Lula non intaccherà gli interessi delle compagnie straniere operative negli attuali giacimenti».

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