LONDRA - «Ci sono altre 9 mila banche in America e 14mila in Europa. Con l'aria che tira è inevitabile che altri istituti siano a rischio ». Con queste parole lapidarie il Ceo di una grande banca della City ci ha detto che, sebbene casi come quello di Lehman Brothers probabilmente non si ripeteranno, la mattanza nel mondo del credito rischia di continuare sotto varie forme.
«La Lehman, peraltro, è stata paradossalmente un buon segno – prosegue il banchiere – poiché mentre nel caso di Bear Sterns il segretario al Tesoro Usa Paulson non se l'è sentita di farla saltare e ha pilotato e facilitato la vendita a Jp Morgan, questa volta ha abbandonato la quarta grande banca d'affari Usa al suo destino. Il che vuol dire che inizia a crescere la fiducia nel sistema e nella capacità di affrontare le avversità, anche perché i problemi di Lehman erano da tempo noti e il mercato ha avuto tempo di digerirli ».
È un fatto però che nella City regna un grande nervosismo poiché per qualche giorno i mercati si troveranno a digerire le conseguenze sistemiche del crack della banca americana. E le banche europee saranno destinate a dover navigare in acque agitate. Secondo una nota del broker Kbw, specializzato in banche, il mercato in questo momento procede con i piedi assolutamente di piombo, spostandosi verso lidi ritenuti tranquilli. Kbw cita come scommesse prudenti la britannica Hsbc, le spagnole Santander e Bbva, l'italiana Intesa SanPaolo e la francese Bnp o l'austriaca Raffeisen, data la loro bassa esposizione al rischio.
Discorso ben diverso, con rischi elevati, per le banche d'investimento, come per le inglesi Hbos e Bradford & Bingley, esposte al mercato dei mutui anche perché hanno una base minore di depositi. Ma è un fatto che la crisi che è iniziata nell'investment banking e nei mercati all'ingrosso, a misura che peggiorano le prospettive dell'economia è destinata a lambire sempre più le banche al dettaglio. Solidi bilanci saranno necessari per attraversare la crisi.