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JS - Ai nostri tempi non c'erano i capital ratios delle banche, e nessuno aveva inventato cartolarizzazioni, Cdo, Cdo al quadrato e mutui Alt-A. A proposito, tu hai capito come funzionano tutti questi congegni?
JMK - Devo confessare che c'è qualcosa che mi sfugge. Al che mi sentirei di fare una raccomandazione a investitori grandi e piccoli: se non capite bene come funziona uno strumento finanziario, non lo comprate. La finanza deve tornare a dire pane al pane e vino al vino.
JS - Non esageriamo, la complessità è un portato dell'intelligenza creativa. L'innovazione finanziaria è utile, tutto sta a saperla usare nel modo giusto. E se ben mi ricordo, anche tu devi aver comprato qualcosa che ti è scoppiato in mano. Dopo il '29 le tue finanze erano ridotte al lumicino.
JMK - Confesso di sì, e ricordo ancora come Lydia fosse sconvolta quando dovemmo vendere il Deshabillée di Matisse e uno "studio" di Seurat. Ma poi mi rifeci, da buon speculatore.
JS - Noi continuiamo amabilmente a chiacchierare mentre i mercati soffrono e la gente si chiede che cosa succederà. Le Banche centrali - domanda da mille miliardi di dollari - ce la faranno ad arginare il panico?
JMK - Devo confessare che non riesco a preoccuparmi molto per questa finanza sgonfiata. Resteranno sul campo un po' di morti e feriti, ci saranno consolidamenti e ristrutturazioni, i fondi sovrani e i fondi-avvoltoio (a cominciare da quello di 700 miliardi di dollari annunciato dal governo Usa) faranno qualche buon affare, alcuni tossici livelli di complessità spariranno dalla panoplia degli strumenti finanziari, molti azionisti di banche perderanno un sacco di soldi e molti banchieri perderanno il posto. E allora? Come l'Araba fenice, il sistema finanziario risorgerà e, a differenza dell'Araba fenice, risorgerà senza essere morto. E sarà sottoposto a una migliore regolazione, se non altro perché il sistema di regolazione in America è su un "pessimo paretiano": qualsiasi cambiamento non può che essere per il meglio.
JS - In effetti, tutti piangono sui bilanci delle banche. Ma i numeri dei bilanci, ha detto qualcuno, sono come i bikini: quello che rivelano è importante ma quello che nascondono è vitale. Quel che è nascosto dalle minusvalenze sono quei profitti dell'ordinaria gestione che sono invece portati alla luce dalla contabilità nazionale; e gli ultimi dati ci dicono che il sistema finanziario americano continua ad avere le spalle robuste. La distruzione creativa funziona anche per loro. E nel mio piccolo, so qualcosa di dissesti bancari: dal 1921 al 1924 ero presidente di una piccola banca viennese, che andò a gambe all'aria.
JMK - Ho detto che non mi preoccupa la finanza sgonfiata, e ho fiducia nelle autorità monetarie americane, che hanno la fantasia e la capacità per tenere assieme il sistema finanziario. Quella che mi preoccupa è la crisi reale, non quella finanziaria. Se i prezzi delle case continuano a scendere, le famiglie tirano in barca i remi della spesa e l'economia rischia una vera recessione. Ha fatto bene il Governo Usa a mettere in opera delle misure, con modestia parlando, keynesiane. Questo tipo di misure a te non piace: le criticasti quando furono adottate nel 1933.
JS - Forse perché neanche la crisi reale mi preoccupa molto. Sarei angosciato solo se ci fossero segni che consumatori e produttori hanno perso capacità di reagire. Ma sono loro che continuano a tenere le chiavi del fare e del consumare, e tutto quello che vedo mi dice che hanno voglia di usarle per aprire di nuovo gli usci della crescita. Questo è vero nei Paesi "vecchi" ed è ancor più vero per i Paesi emergenti. Non avrei mai immaginato che in una generazione il mondo avrebbe visto un raddoppio della forza lavoro fra vecchie e nuove economie di mercato. C'è un pavimento solido per il tasso di crescita dell'economia mondiale.
JMK - Vedo che ti piace l'economia di mercato. Ma nel 1947 - io già non c'ero più - scrivesti: «Può sopravvivere il capitalismo? No, non penso che possa...».
JS - Quella era una provocazione... Era una previsione, non un auspicio. «Se un dottore predice che il suo paziente morirà, questo non vuol dire che se lo augura».
JMK - Ma nel 1919, tu, il cantore dell'iniziativa imprenditoriale, accettasti di diventare membro della Commissione per la socializzazione delle industrie tedesche.
JS - Mi sono già difeso da questa accusa. Dissi: «Se qualcuno vuole suicidarsi, è meglio avere vicino un medico».
SCHEDA |
JMK - John Maynard Keynes Il teorico dell'intervento I contributi di John Maynard Keynes (1883-1946) alla teoria economica hanno dato origine a quella che è stata definita "rivoluzione keynesiana". Per l'economista britannico, è necessario l'intervento pubblico con misure di politica monetaria e di bilancio se un'insufficiente domanda non riesce a garantire la piena occupazione |
JS - Joseph Alois SchumpeterL'economista dello sviluppo dinamico L'austriaco Joseph Alois Schumpeter (1883-1950) è conosciuto come il teorico del cambiamento del sistema economico. Le fasi di trasformazione sotto la spinta di innovazioni maggiori vengono da lui definite «distruzione creativa». Tra i suoi allievi, il Nobel Paul Samuelson e l'italiano Paolo Sylos Labini |