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Alitalia, al via le manovre per attrarre tedeschi e inglesi

di Gianni Dragoni

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Sabato 13 Settembre 2008

C'è un «Piano B» per la privatizzazione dell'Alitalia sul quale qualche autorevole tessitore, addentro ai santuari della finanza italiana, sta dando fondo alle sue doti diplomatiche. È un progetto riservato che, secondo fonti autorevoli, ipotizza il coinvolgimento di un grande vettore europeo come Lufthansa o British Airways (Ba).
In queste ore c'è chi sta verificando la disponibilità di una di queste compagnie a presentare un'offerta alternativa alla cordata italiana allestita da Intesa Sanpaolo.

I contatti sono tenuti da autorevoli esponenti del mondo finanziario privato, ma ufficialmente vengono smentiti. Secondo indiscrezioni, l'atterraggio di Lufthansa o Ba sarebbe visto con favore dai principali aeroporti italiani, a cominciare da Aeroporti di Roma. La società è esposta per circa 70 milioni di euro con Alitalia ed Air One e teme di perdere sia i crediti per le difficoltà finanziarie delle due compagnie (che si unirebbero nella «nuova Alitalia») sia una riduzione di ricavi per il calo di attività previsto dalla nuova compagnia. Anche la milanese Sea, in contrasto con AdR sulla questione dell'hub, sembrerebbe però simpatizzare per una soluzione alternativa e più solida rispetto alla cordata di Roberto Colaninno.

Che ci sia interesse dei vettori stranieri alla polpa buona dell'Alitalia è evidente. C'è la possibilità di acquisire a condizioni economiche favorevoli il controllo del mercato italiano. Anche Air France-Klm, respinta nei mesi scorsi dopo aver fatto un'offerta che valeva un miliardo di euro di nuovo capitale più l'accollo di 1,4 miliardi di debiti finanziari, sarebbe disposta a rilevare la stessa attività a un prezzo oggi più che dimezzato.

Dall'estero nessuno si è fatto vivo con il commissario di Alitalia Augusto Fantozzi né con il Governo. La procedura speciale di cessione ha scoraggiato chiunque dall'avvicinarsi. Il venditore non ha pubblicato un invito a presentare offerte. Sembrava tutto organizzato per un rapido passaggio di consegne dallo Stato a Roberto Colaninno & C. La trattativa però si è arenata sull'ostacolo più insidioso, il negoziato sindacale.

Intanto, in una lettera sul Corriere della sera dell'11 settembre, sette giuristi guidati da Piero Schlesinger hanno sottolineato, come carenza nell'operato del commissario di Alitalia, che «gli aerei non potrebbero essere lasciati a terra ove la procedura non abbia prima rivolto un invito pubblico ed ufficiale ad ogni impresa disponibile a presentare proposte di acquisizione dell'azienda (...). Offerte che nei termini attuali (solo l'attivo, senza i debiti) non sono mai state fatte in precedenza».

Fantozzi ha risposto ieri che in base alla legge speciale «nessuna forma di pubblicità è richiesta per la cessione, dovendosi escludere l'obbligo di ogni forma di gara o sollecitazione al mercato». Fantozzi sostiene però che «in più occasioni è stato pubblicamente rivolto l'invito a chiunque fosse in grado di formulare serie offerte – che rispettino i requisiti di legge – a farsi avanti» e che «ogni offerta avente i requisiti di legge sarà presa nella massima considerazione».

Insomma, nelle more di un'intesa tra Cai e sindacati (e di un accordo pieno tra i 16-18 soci della Cai) sembra si sia aperto uno spiraglio per soluzioni alternative. Ieri Unicredit ha smentito l'indicazione, trapelata dall'Anpac (sindacato piloti), di contatti per organizzare una controfferta cui parteciperebbero anche i lavoratori con 3-400 milioni del Tfr.

Secondo indiscrezioni, non confermate da fonti ufficiali, le prove di dialogo con Lufthansa o Ba passerebbero attraverso Fabrizio Palenzona, il presidente di AdR che è anche consigliere di sorveglianza di Mediobanca e vicepresidente di Unicredit. Qualora il «Piano B» riuscisse a decollare, anche i Benetton, soci di controllo di AdR, potrebbero aderire, smarcandosi dalla Cai, nella quale sono, di malavoglia, attraverso Atlantia (Autostrade).

Tra i soci di AdR, controllata da Gemina, oltre ai Benetton ci sono altri azionisti della Cai, il gruppo Ligresti e il fondo Clessidra. Nell'azionariato di AdR anche Mediobanca, Generali, Unicredit, Regione Lazio e Comune di Roma.

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