Nella giornata in cui è stato pubblicato il bando di gara per Alitalia, passo che il Partito democratico sin dall'inizio chiedeva al Governo, Walter Veltroni mette a carico del premier anche quest'errore. «Il bando è stato fatto troppo tardi», dice in un'intervista a Sky TG24, attaccando il modo in cui è stata gestita l'emergenza della compagnia di bandiera e prendendo su di sè il ruolo di mediatore nella ripresa delle trattative tra Cai e sindacati. È così che nasce il suo appello a chi guida la cordata nonostante il ritiro ufficiale dalla partita. «Ora è il momento che Roberto Colaninno faccia un passo per venire incontro alle richieste ragionevoli dei sindacati perché una decurtazione del 30% dello stipendio è eccessiva. Colaninno, e la sua cordata, devono fare un gesto». Dunque, a differenza di chi nel Pd aveva invitato la Cgil a tornare sui suoi passi e firmare, dal leader arriva invece un gesto opposto: una mediazione chiedendo alle imprese uno sforzo in più sulle richieste «ragionevoli» del sindacato. Cioè, della Cgil. Tra l'altro, il tavolo che ipotizza Veltroni, è quello in cui il Governo non c'è. «Meno se ne occupa e meglio è, non si può trattare prendendo a schiaffi tutti». Quello che prefigura il leader Pd è un negoziato triangolare tra Augusto Fantozzi, Cai e sindacati facendo a meno «di un Esecutivo che ha gestito la situazione in modo dilettantesco».
Il punto è che in questa vicenda l'opposizione si trova nel ruolo scomodo di parlare dal banco degli imputati, additata dalla maggioranza di aver duettato con Guglielmo Epifani facendo da sponda ai piloti, che hanno conquistato il marchio doc di corporazione dei privilegi. Insomma, la strettoia da cui ieri doveva uscire il leader del Pd era quella di aver giocato al "tanto peggio tanto meglio" accompagnandosi ai «no» cgiellini, a prezzo del fallimento dell'Alitalia. E allora la parte che Veltroni prova a ritagliarsi è quella di mediatore parlando a tu per tu con Colaninno ma senza scaricare la Cgil e facendo notare le anomalie di tutta la vicenda in cui il Governo ha tardato nell'aprire il bando di gara e nelle modalità di composizione di Cai: « Si è costituita in modo singolare. E se un altro imprenditore avesse voluto parteciparvi?».
Ora però dice di «lavorare a una soluzione: l'avevo trovata e sto ancora lavorando». E se l'appello a Colaninno dovesse andare a vuoto, il piano B di Veltroni è «che ci siano altri acquirenti anche se oggi il premier ha rifiutato questa ipotesi, e certo che se il bando fosse stato pubblicato tempo fa ora non saremmo in questa situazione sconsiderata». Già, perché uno dei paradossi che il Pd fa notare è che non si può aprire un bando di gara mentre il Governo continua a dichiarare che non ci sono altre offerte. È un po' come suggerire ad altre compagnie estere di non intervenire. E qui torna il passato. «Tutto si poteva chiudere con Prodi. Air France si sarebbe accollata anche i debiti ma Berlusconi disse no all'accordo».
È proprio sulle dichiarazioni del Governo – che non vede altri acquirenti a gara aperta – si sofferma Pierluigi Bersani: «Devono dire con chiarezza che qualora la prima offerta su cui si sta lavorando – anche se revocata – non avesse successo, gradirebbero senza riserve altre proposte. È ora di dire che l'emergenza non riguarda la bella o la brutta figura di Berlusconi. Né la credibilità dei faziosi ultimatum di Sacconi. È ora che qualcuno prenda in mano la cloche». Sul bando di gara insiste anche Piero Fassino: « Fantozzi ha fatto oggi quello che andava fatto due mesi fa. Non farlo è stato un atto irresponsabile». L'ex leader Ds crede ancora che la trattativa Cai e sindacati possa essere riallacciata così come Francesco Rutelli che vede «segni promettenti di riavvicinamento».
