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Azzerare i rischi, l'illusione di una formula magica

di Mario Margiocco

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18 Marzo 2008

Colpevole è un'idea diventata formula matematica e premiata con il Nobel. È alla base dell'enorme mercato dei derivati. Prometteva di eliminare il rischio finanziario. Ha creato la voragine innescata dai mutui subprime, e non solo. E ora un altro Nobel chiama i padri della formula inaffidabile alla sbarra.
«In tempi recenti – ha scritto venerdì scorso sull'edizione americana del Wall Street Journal, e ieri su quella europea, il Nobel 2006 Edmund S. Phelps – la maggior parte degli economisti si è convinta che l'economia sia essenzialmente prevedibile e perfettamente comprensibile. Le decisioni economiche e le politiche del settore privato e pubblico, dice la dottrina, possono essere distillate in scienza. Oggi – continua Phelps, della Columbia University - stiamo assistendo alle conseguenze di questa presunzione, nell'industria finanziaria e nel central banking. L'ingegneria finanziaria e la politica monetaria in automatico, considerando conoscenza certa quella che certa non è, ci stanno portando su una strada pericolosa».
Siamo al regolamento di conti fra scuole di economisti. E data la voragine non è difficile prevedere a chi andrà la vittoria. Anche Alan Greenspan, l'ex presidente della Federal Reserve che aveva per anni esaltato le possibilità dell'ingegneria finanziaria, parla ora, in un articolo ieri sul Financial Times, di «modelli troppo semplici per catturare la realtà».
Phelps, 74 anni, prende di mira la scuola economica dominante degli ultimi 40 anni, quella delle "aspettative razionali", ricca di applicazioni in campo finanziario. La formula che doveva spalmare e alla fine annullare i rischi di qualsiasi investimento ha soltanto diffuso e generalizzato il rischio, con una serie inarrestabile di ingegnerie e compravendite di derivati, di titoli cioè il cui valore è legato a qualcos'altro. La sicurezza garantita è diventata una perdita garantita.
L'attacco lanciato venerdì era già in nuce nella prefazione che Phelps ha dedicato a un libro, «Imperfect knowledge economics» (Princeton University Press, 2007), scritto da Roman Frydman della New York University e Michael D. Goldberg della University of New Hampshire, due economisti che di Phelps sono stati allievi. È un testo di economia denso di formule matematiche, oggi al centro dell'attenzione fra gli addetti ai lavori, e nei primi due capitoli (si veda la recensione sul Sole 24 Ore del 15 dicembre, pagina 17) traccia la storia di come si è arrivati alla presunzione di certezza.
«Ci sono due passaggi chiave – spiega al Sole 24 Ore Frydman, 60 anni, molto vicino a George Soros –: uno sta in Robert E. Lucas Jr., Nobel del 1995, e l'altro in Robert C. Merton, Nobel del '97». Lucas, da molti considerato il teorico principale delle "aspettative razionali", ha messo a fuoco il principio generale là dove dice di preferire il termine "teoria" in un senso molto stretto, riferendosi a qualcosa «che può essere inserito in un computer e fatto funzionare». E aggiunge: «Questo è quanto intendo in fatto di meccanica dello sviluppo economico. La costruzione di un mondo meccanico, artificiale, popolato da robot interattivi che l'economia per definizione studia».
Merton ha perfezionato la formula matematica da inserire nel computer. Quando Robert C. Merton, professore alla Harvard business school, ingegnere matematico per formazione, ricevette il Nobel il 14 ottobre '97, il preside della Hbs, Kim B.Clark, dichiarò subito che il suo lavoro «aveva fornito e continuava a fornire fondamentali contributi alla finanza e all'economia. Quella di Bob è una voce che esprime leadership e parla contemporaneamente all'accademia e al mondo degli operatori». E gli operatori si erano gettati con gusto sulla formula di Merton, utile anche a chi la usava con prudenza, meglio nota come equazione di Black-Scholes da altri due studiosi che hanno fornito una base da Merton poi resa operativa (Myron Scholes fu il co-premiato con il Nobel nel '97).
«In effetti, usando la formula di Merton – dichiarava il bollettino dell'Hbs – diventa possibile costruire un portafoglio virtualmente privo di rischi». Un semi-miracolo. «Le teorie di Bob - spiegavano due colleghi - sono la base analitica di un enorme sviluppo globale del mercato dei derivati, cresciuto in modo drammatico negli ultimi dieci anni». Ed era nulla, rispetto al decennio successivo.
In pratica, e detto semplicemente, il lavoro completato da Merton ha permesso di costruire e far operare via computer un'equazione per prevedere le variazioni di prezzo di un titolo in relazione al tempo, al prezzo iniziale, ai tassi di interesse e alla volatilità. Ha creato i "mercati efficienti" e l'esplosione dei derivati come garanzia (hedge) contro un aumento di prezzi o tassi, rivoluzionando i mercati.
Merton arrivava alla sua formula della continuous-time finance partendo dai calcoli complessi usati per definire la posizione e la velocità di un razzo. Ugualmente, la vita di un titolo può essere divisa infinitamente, trasformata in un continuum che sfugge alla fine alla volatilità dei mercati. Il risultato è stato quello di creare un mercato dove più c'è contrattazione più c'è, o si pensava vi fosse, aumento di garanzia e diminuzione di rischi, trasformando il tutto in una trattazione continua. In un vortice di compravendite spesso senza contabilità adeguata, perché nel movimento era la garanzia implicita.
  CONTINUA ...»

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