Il «ciclone» della crisi non è ancora finito ma l'economia reale resterà al riparo. «E' tremendamente sbagliato paragonare la crisi finanziaria che colpisce oggi gli Stati Uniti con quella del 1929. Allora le autorità commisero errori molto gravi di politica economica. Oggi quegli errori non si stanno ripetendo». Alberto Alesina, professore di politica economica all'università di Harvard, è convinto che la crisi finanziaria americana avrà effetti contenuti sull'economia reale e non si propagherà a macchia d'olio come accadde quasi 80 anni or sono. «Questo non significa che gli Usa eviteranno la recessione - spiega Alesina al Ilsole24ore.com - e se oggi dovessi fare una previsione sul Pil americano farei una revisione al ribasso della crescita. Inoltre è prevedibile che assisteremo ad altre operazioni come quella che ha portato Bank of America a conquistare Merrill Lynch».

Il sistema finanziario, dunque, sta complessivamente reggendo bene all'onda d'urto della crisi, sostiene l'economista, perché esistono e funzionano alcuni strumenti di tutela del risparmio che nel '29 non erano neppure immaginabili. Un esempio è la Federal Deposit Insurance Corp, l'agenzia federale degli Stati Uniti che garantisce i depositi fino a 100mila dollari nel caso di fallimento della banca. Nella Ue le banche sono obbligate ad aderire al fondo garanzia depositi, che garantisce in caso di fallimento della banca fino a 103.000 euro al depositante.

In ogni caso, sottolinea l'economista, «oggi le autorità politiche e monetarie stanno reagendo correttamente al tracollo che è solo finanziario».


Gli errori del 1929

L'ex presidente della Fed, Alan Greenspan, ha affermato che quella che stiamo vivendo è la crisi peggiore dopo quella del '29. Quali errori furono commessi allora e oggi sono stati evitati?

«Gli errori principali - spiega Alesina - furono quattro. Il primo fu quello di tornare al protezionismo: le esportazioni crollarono e gli effetti recessivi sull'economia reale furono amplificati. Il secondo errore lo commise la Fed che anziché iniettare liquidità nel sistema, si mosse nella direzione opposta, aumentando il panico tra i risparmiatori. Terzo errore grave fu il mancato intervento del Governo americano dopo i primi fallimenti bancari. Oggi non è stato così, come dimostrano i casi Fannie Mae e Freddie Mac. Infine, il presidente Hoover invece tollerare un aumento del deficit pubblico, aumentò l'imposizione fiscale per tenere in equilibrio i conti pubblici, con ulteriori conseguenze sui consumi e dunque sull'economia reale».


Le conseguenze per l'Europa

Quali potrebbero essere le conseguenze per l'Europa? «I mercati finanziari sono sempre più interconnessi ma le ripercussioni in Europa riguarderanno soprattutto quegli istituti e quelle società pù esposte con Lehman Brothers. Non si può parlare di un rischio generico per l'Europa. L'impressione - spiega l'esperto di politica economica ed editorialista del Sole 24 Ore - è che al di qua dell'Atlantico l'Inghilterra sia la più vicina all'occhio del ciclone. L'Italia lo è molto meno». E le operazioni che il Tesoro italiano ha effettuato sui mercati con l'aiuto di Lehman? «Mi stupirei se l'Italia si trovasse in difficoltà serie».