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Così abbiamo messo un freno alle perdite di Alitalia

di Giulio Tremonti (*)

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12 settembre 2008

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Nei termini dati dalla realtà ed a questa altezza di tempo l'unico esercizio comparativo che ci pare serio fare:
a) non è quello basato su Air France KLM, come se ci fosse e potesse ancora esserci quello che non c'è più;
b) ma quello basato sull'alternativa tra un'ipotesi industriale che appare ora comunque realizzabile e la liquidazione, altrimenti inevitabile.

Fallita la trattativa Air France, e proprio perché era fallita, il Governo Prodi ha formalmente preso atto della crisi di Alitalia. Per verificarlo, basta leggere il decreto n.80/2008.
Ciò che soprattutto rileva, nel dl n.80/2008 è:
a) la presa d'atto dei drammatici problemi posti dalla necessità di garanzia «di un servizio pubblico essenziale al fine di evitare interruzione della sua continuità territoriale»;
b) la presa d'atto del rischio di «problemi» di ordine pubblico;
c) la volontà di «contenere le conseguenze sistemiche di rilevanza prioritaria per la politica del trasporto aereo e per il sistema economico del paese che si determinerebbero a seguito del blocco del trasporto aereo»;
d) la volontà di non compromettere «il processo di privatizzazione di Alitalia»;
e) la parallela presa d'atto della «gravissima situazione finanziaria di Alitalia come risulta dalle informazioni rese al mercato per fare fronte all'immediato fabbisogno di liquidità indispensabile per la continuità dell'attività aziendale ordinaria nel breve periodo. La criticità della situazione risulta aggravata, etc.».

In sostanza ed in sintesi, per evitare tutto quanto sopra il Governo Prodi in ragione di interessi pubblici prevalenti (la continuità del trasporto aereo e la continuazione del processo di privatizzazione) ha introdotto una normativa speciale alternativa e/o sostitutiva di quella ordinaria, per evitare una altrimenti inevitabile procedura fallimentare.
Il Governo Berlusconi ha ottenuto la fiducia dal Parlamento il 15 maggio 2008. Da allora sono passati poco più di cento giorni. Il dl n.23 /2008 è del 27 maggio ed è stato approvato nel nostro primo Consiglio dei ministri, solo per rendere utile il dl n.80. Va in specie notato che, se vi sono nel prestito-ponte profili di aiuto di Stato vietato perché in contrasto con le regole europee, questi sono radicati nel decreto 80 e non nel nostro successivo dl. Ed infatti la procedura di infrazione europea è iniziata subito e proprio sul decreto n.80.
I successivi decreti numero 97/2008 e 134/2008 stanno centrando proprio gli obiettivi essenziali previsti all'origine dal dl numero 80: evitare la crisi Alitalia, per evitare il blocco del trasporto aereo; finalizzarne la privatizzazione. La procedura di privatizzazione è in atto in queste ore e le relative informazioni sono rese in forma ufficiale ed in tempo reale. Il Governo riferirà in Parlamento, in ragione delle sue specifiche competenze.
Qui mi permetto di formulare alcune considerazioni particolari, in ordine ai punti principali del dibattito politico finora sviluppato. È stato rilevato che la procedura in atto ha un costo per il bilancio pubblico. Mi permetto di invertire i termini del problema. Per il bilancio pubblico, la procedura in atto ha l'effetto opposto. Quello proprio e tipico dello "stop loss": non crea perdite, ma interrompe il processo di formazione di nuove perdite. Senza, continuando come prima, ammesso che fosse o sia comunque possibile continuare come prima, o come finora, il costo per il bilancio pubblico sarebbe stato, sarebbe molto maggiore. L'ideale sarebbe avere il trasporto aereo e scaricare le passività accumulate su qualcuno.
La realtà è invece che:
- ci sono le passività accumulate;
- c'è bisogno del trasporto aereo;
- non c'è un acquirente disposto a rilevare insieme passività accumulate e trasporto aereo.
Se ci fosse qualcuno disposto a farlo, avrebbe potuto farlo, potrebbe farlo, è ancora in tempo per farlo. Sfortunatamente non c'è nessuno che sia disposto a farlo.

(*) Ministro dell'Economia

Fine prima parte - Continua

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