ILSOLE24ORE.COM > Notizie Finanza e Mercati ARCHIVIO

La crisi dei mercati e la politica americana

di Mario Margiocco

Pagina: 1 2 3 4 di 4 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
28 settembre 2008
John McCain e Barack Obama si salutano prima del confronto

Venerdì sera il primo dei dibattiti elettorali fra Barack Obama e John McCain è stato introdotto da una citazione di Dwight Eisenhower, il presidente degli anni '50. Ricordava che il fondamento della sicurezza militare è la solvency, la solvibilità. E il pilastro delle forze armate è una solida finanza. La citazione serviva a coniugare il tema prefissato del dibattito, la politica estera, con quello imposto dagli avvenimenti ultimi, la crisi di Wall Street e il piano di salvataggio in drammatica discussione a Washington e atteso per la sera di oggi, domenica 28 settembre, prima della riapertura dei mercati.
Il debito pubblico americano, pari al 38% del Pil, ha ancora ampi margini rispetto alla media di quelli europei. I 700 miliardi del Tarp, il piano di salvataggio del ministro del Tesoro, Hank Paulson, aumentano solo dell'1,4 il debito; sono più che gestibili, per quanto choccanti; a parte il fatto poi che in quota ancora ignota (dipende dall'andamento del mercato immobiliare) verranno recuperati.
Meno bene le cose vanno sul fronte del debito estero, dove ormai dal lontano 1987 gli Stati Uniti sono in rosso, in modo crescente. Dal 1982 a oggi i deficit annuali dei pagamenti hanno sommato la bella cifra di 6.700 miliardi di dollari. E sono anni che ci si interroga se conti di questo genere possono convivere a lungo con lo status di superpotenza.
Chi, come un europeo e un italiano soprattutto, sa quale peso rappresenti un debito pubblico sfuggito di mano, può immaginare che cosa significhi per la superpotenza avere conti in lungo deterioramento. La superpotenza non è più tale. Paul Kennedy, lo storico di Yale, pubblicava il suo saggio su " L'ascesa e il declino delle grandi potenze" nel 1988. Solo dopo aver visto i dati sul deterioramento dei conti con l'estero americani, e analoghe stime sulla situazione sovietica, aveva aggiunto l'ultimo capitolo che, coniugando le due parole "Stati Uniti" e "declino", doveva dare il via a forti polemiche negli Stati Uniti e a una letteratura declinista, filone che probabilmente i guai di Wall Street rilanceranno. Toccava, già allora, un nervo scoperto. Poco prima, nel 1987, gli Stati Uniti erano tornati ad essere per la prima volta dal 1914 debitori netti sull'estero. Quando Londra dominava i mari era sempre stata creditore netto.
L'eccesso di indebitamento estero, con continuo afflusso di capitali, è una delle precondizioni principali del disastro di Wall Street, caduta a sua volta in un eccesso di debiti, e di cattivi debiti come quelli legati al mercato immobiliare. Così come non sono estranee agli avvenimenti di questi giorni teorie economiche che hanno dominato gli ultimi 30 anni e hanno esaltato da un lato l'efficienza dei mercati, e dall'altro la possibilità, con adeguate formule matematiche e l'utilizzo del computer, di minimizzare i rischi. È il mondo dei prodotti finanziari derivati, strumento utile e innovativo se usati con una certa cautela, "arma finanziaria di distruzione di massa", secondo la famosa definizione di Warreen Buffett del 2003, se usati in modo eccessivo.

LA LEZIONE DI EISENHOWER
Ma per procedere con ordine occorre tornare ad Eisenhower. Gli anni di John F. Kennedy, Richard Nixon, Ronald Reagan soprattutto, e George W. Bush, forniranno gli altri passaggi cruciali.
"La successione di deficit di questa portata – diceva Eisenhower nel Discorso sullo stato dell'Unione del 7 gennaio 1960, l'ultimo anno dei suoi otto di mandato, e con un deficit a 4 miliardi di dollari – minerebbe col tempo la nostra crescita economica e potrebbe frenare il progresso del mondo libero". Da qualche anno, dal 58 soprattutto, era evidente che ai tassi di cambio esistenti dal 49 (ultime svalutazioni postbelliche in Europa) gli Stati Uniti non riuscivano più a esportare beni e servizi a livello sufficiente per compensare i dollari spesi all'estero dal Pentagono, per gli aiuti, e altri trasferimenti. Si creavano quindi riserve di dollari, all'estero, che erano un passivo per gli Stati Uniti, e che minacciavano come avverrà poi una decina di anni più tardi la stabilità del dollaro, nel sistema dei cambi fissi e di ancoraggio all'oro della moneta americana.
Poi arrivarono i democratici, con John F. Kennedy e Lyndon B. Johnson. Gli americani erano rimasti sconcertati dal successo dello Sputnik sovietico, e Kennedy vinse (per 112mila voti) su Richard Nixon accusando l'erede di Eisenhower e i repubblicani di incuria . Decise tagli fiscali, i primi veri tagli dagli anni '20, e spese sociali, per l'università, la ricerca. Erano anni di grande ottimismo. Incominciò, cosa che Einsehower aveva sempre evitato, l'avventura in Vietnam. Kennedy tuttavia aveva ben presente i vincoli imposti dai conti con l'estero, e più di una volta disse che le sue maggiori preoccupazioni erano i missili sovietici e le partite correnti americane. Johnson incrementò molto le spese, lanciò la Grande Società per completare il New Deal, fece del Vietnam una vera guerra, finanziata dal bilancio ordinario. E dalla Federal reserve. Resta famosa la scena di un Johnson che invita nel suo ranch texano William McChesney Martin, presidente Fed dal 51 al 70, per un incontro a quattr'occhi. Lo prende per la gola e urla "I ragazzi stanno morendo in Vietnam, e a Bill Martin non gliene frega niente". Johnson voleva un politica più accomodante. "A mia imperitura vergogna – dirà anni più tardi McChesney Martin – alla fine lo accontentai".

  CONTINUA ...»

Pagina: 1 2 3 4 di 4 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio
L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER   
Effettua il login o avvia la registrazione.