Gli ultimi dettagli saranno sciolti solo oggi dall'assemblea del patto di sindacato. Dopodiché la nuova governance di Mediobanca, che per volontà del presidente Cesare Geronzi abbandonerà il sistema duale a favore del tradizionale, sarà definitivamente approvata dai consigli che la porteranno all'esame dell'assemblea dei soci del 28 ottobre. Il dettaglio, più sostanziale di quanto appaia, riguarda la composizione del comitato nomine. L'altro tema è relativo alla posizione del manager Renato Pagliaro, candidato alla direzione generale e alla carica, di nuova istituzione, della vicepresidenza del comitato esecutivo. Ma non è ancora escluso del tutto che Pagliaro possa essere uno dei due vice-Geronzi, affiancando il chairman di UniCredit Dieter Rampl alla vicepresidenza di Mediobanca. Ben più sostanziale è invece il tema della composizione del comitato nomine, decisivo per gli equilibri al vertice nelle partecipate strategiche Generali, Rcs e Telecom Italia. La bozza di statuto eleborata dai manager e poi concordata con Geronzi avrebbe lasciato ai soci la decisione se nominare 6 o 7 rappresentanti. Nel caso venisse adottato lo "schema" a 6, giudicato il più probabile dopo gli ultimi consulti tra i soci, i componenti sarebbero il presidente Cesare Geronzi, l'amministratore delegato Alberto Nagel, il direttore generale Renato Pagliaro e un rappresentante per ciascuno dei tre gruppi di soci (finanziari del gruppo A, i privati del B, gli esteri del C). Lo schema a 7 modificherebbe gli storici equilibri tra le varie anime di Mediobanca. Se venisse adottato, è probabile che il settimo consigliere apparterrebbe al gruppo B (che quindi ne avrebbe due). La scelta, non irrilevante ai fini delle prossime decisioni sulle partecipate e di cui avrebbero discusso ieri nei comitati interni di UniCredit, sarà effettuata oggi dai soci del patto che, di prima mattina, discuteranno i dettagli della nuova governance.
Nella lunga sequenza di riunioni che in Piazzetta Cuccia dibatteranno la nuova governance, ci sarà anche il consiglio di gestione che approverà il bilancio d'esercizio. I risultati, attesi in crescita malgrado l'annus horribilis della finanza, saranno poi illustrati domattina alla comunità finanziaria dal riconfermato amministratore delegato Alberto Nagel.
Tornando alla governance, il ritorno al passato non rappresenta una retrocessione del management che, anzi, ha ottenuto massima rappresentanza negli organi sociali. I 5 top banker (oltre a Nagel e Pagliaro, anche Saverio Vinci, Massimo Di Carlo e Maurizio Cereda) entreranno nel consiglio di amministrazione (a 22 membri) e nel comitato esecutivo (a 9). In quest'ultimo, che dovrebbe avere ampie deleghe per la gestione operativa, i manager saranno maggioranza, vedendosi riconosciuta quell'autonomia gestionale finora garantita dal duale.
Agli azionisti di minoranza sarà garantito un posto in cda e la presidenza del collegio sindacale. Nulla cambia per i soci sulla rappresentanza nel board, da cui uscirà solo l'immobiliarista Luigi Zunino (finora presente come azionista di minoranza), che ha ridotto sensibilmente la propria partecipazione nell'istituto. Probabile la riconferma di Francesco Denozza, l'altro rappresentante di minoranza, nominato da una lista capeggiata dal fondo Amber. Ma per avere certezze sul consigliere dei fondi, bisognerà aspettare il termine per la presentazione delle liste (dieci giorni prima dell'assemblea) e verificare i pesi azionari in quella data.
