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Crisi mercati: accordo entro lunedì al congresso Usa per evitare disastri

dall'inviato Mario Margiocco

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24 SETTEmbre 2008

Ci sono cinque giorni per arrivare a un'intesa politica a Washington e impedire che i mercati finanziari mondiali corrano nuovi rischi. Se lunedì 29 settembre gli Stati Uniti non avranno ancora un piano di risanamento, le conseguenze possono essere pesanti.
Compromesso dai fallimenti e dalle nazionalizzazioni di giganti finanziari come Fannie Mae, Freddie Mac e Aig il ruolo di leadership e di garanzia di New York, spetta a Washington trovare in fretta un equilibrio tra la democrazia e i mercati. Tra le garanzie su come verranno impiegate le ingenti risorse chieste al contribuente e i tempi stretti dei mercati. Non è proponibile l'assegno in bianco chiesto da Paulson e Bernanke su come gestire i 700 miliardi di dollari, quasi mezzo Pil italiano, necessari ad acquistare i titoli a rischio che hanno bloccato il mercato. Ma altrettanto improponibili sono le commistioni tra politica, logiche elettorali, e il desiderio di punire il partito politicamente responsabile bloccando il piano.

La reazione negativa di ieri al Congresso era prevedibile. Le questioni aperte, oltre a quella centrale della supervisione che dovrà essere stretta, sono molte. Per citarne alcune, come verrà determinato a quale prezzo ritirare i titoli a rischio, di difficile valutazione? Un sistema è quello della reverse auction, dove l'acquirente, cioè il Tarp (Troubled assets relief program), fissa un prezzo e chi vuole vendere compete su quella base, al ribasso naturalmente. Questo lascia aperta però la questione del prezzo massimo da offrire. Merrill Lynch si è liberata recentemente di 30 miliardi di titoli a 22 cents per dollaro. Secondo punto, per quanto tempo il Tarp deve tenersi i titoli? Vi saranno fondi sufficienti? Ed Yardeni, un consulente finanziario, ha calcolato che le prime 10 banche di investimento e commerciali hanno titoli a rischio per oltre 600 miliardi.
Il passaggio è delicato perché gli Stati Uniti, dopo avere compromesso la finanza internazionale con un eccesso di debito e un eccesso di cartolarizzazioni sottratte praticamente a ogni controllo, non possono sbagliare le tecniche del risanamento.

E' stato osservato con preoccupazione ad esempio che fra le pieghe del progetto di Paulson c'è un'idea che indica la misura della gravità della situazione. Per tranquillizzare il mercato dei money market funds, molto usato per la gestione a breve della liquidità, il Tesoro è intenzionato a usare come fondo di garanzia l'Exchange stabilisation fund, il fondo in valuta creato nel 1934, praticamente le riserve in valuta degli Stati Uniti, piccole a confronto con quelle di molti altri Paesi dato il ruolo autosufficiente del dollaro, ma comunque equivalenti nel giugno scorso a 51,2 miliardi di dollari, fra dollari e valute, e gestito dal Tesoro per interventi sui mercati. "Il Tesoro vuole impegnare le riserve per sostenere l'industria del money market" commenta Chris Turner capo della strategia monetaria di Ing. "Questo fa pensare che la difesa del dollaro non è molto alta nella strategia del Tesoro, un'ipotesi preoccupante per gli investitori stranieri negli Stati Uniti".

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