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Draghi: «Agenzie
di rating, più trasparenza. Sì a una Basilea 3»

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11 ottobre 2008
Mario Draghi e Dominique Straus-Kahn a Washington (Epa)

«Le agenzie di rating devono cambiare molto, devono eliminare i conflitti di interesse ed essere più trasparenti nei metodi che usano». A rompere il tabù, da Washington, nell'ambito dei lavori del Fondo Monetario Internazionale, è direttamente il governatore della Banca d'Italia nonchè presidente del Financial Stability Forum, Mario Draghi.

Draghi ha anche osservato, in risposta a quanto dichiarato dal ministro dell'economia Tremonti («gli Ias sono stati forse un errore e Basilea 2 è morta perché tutte le banche fallite erano in regola con quegli accordi») che «Basilea 2 non è morta, ma certamente ha bisogno di essere resuscitata in altra forma. La chiameremo Basilea 3». Secondo il governatore, la «debolezza» principale di Basilea 2 «è che è pro-ciclica e aggrava la situazione di chi già sta male. Inoltre», ha aggiunto, «si basa sui rating» e con la crisi di credibilità registrata da molte agenzie di classificazione «è evidente che non è più utile».

Nel report presentato al G7, una sorta di vademecum per stabilizzare i mercati e uscire dalla crisi del credito, Draghi ha esortato in effetti - come si diceva - le agenzie di rating a intensificare i propri sforzi per andare incontro alle raccomandazioni del Financial Stability Forum. «Essere trasparenti paga: più il mercato sa, meglio è per la stessa società». Di qui la necessità, secondo Draghi, di «rafforzare la trasparenza», ma anche «il capitale, la liquidità e il risk management del sistema finanziario».

Quanto alla durata e alla profondità della crisi, «è una domanda molto difficile, non ho portato con me la sfera di cristallo», ha chiosato il governatore di Bankitalia. «Non c'è la bacchetta magica per cambiare tutto in un giorno, ora serve agire». Come? Le raccomandazioni del Financial Stability Forum puntano ad essere strutturali e di medio termine. Per Draghi, infatti, è necessario un incremento del capitale, perchè «è quello che chiedono i mercati. Molti problemi vengono da eccessivi e mal percepiti livelli di leverage» per questo molte «istituzioni non adeguatamente capitalizzate sono finite in crisi una dopo l'altra». Mentre misure frettolose «esacerberebbero le attuali pressioni che gravano sul sistema».

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