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Banche, fuga dal rischio. Crediti ridotti di 1100 mld $ in 3 mesi

di Riccardo Sorrentino

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23 ottobre 2008
Est Europa, la gelata dei mercati affonda le valute

È stata una corsa, rapida e generalizzata: tra aprile e giugno le banche di tutto il mondo - ma non quelle italiane - hanno ridotto il più possibile i loro crediti internazionali. Il totale delle attività internazionali è sceso del 3%, una flessione record, molto più intensa di quella registrata dopo le turbolenze del 1998 (-1,2%), oppure di quelle del 2001 (-1%). A conferma della serietà dell'attuale crisi.

Le cifre in gioco sono imponenti. In soli tre mesi - secondo i dati pubblicati ieri dalla banca dei regolamenti internazionali di Basilea - i crediti internazionali si sono ridotti di 1.100 miliardi di dollari, circa 850 miliardi di euro al cambio attuale. E tutto lascia credere che questi movimenti siano non solo continuati dopo giugno, ma abbiano anche cambiato direzione.

A primavera ha prevalso il desiderio di abbandonare il mercato a breve termine del dollaro: sono calati i crediti vantati verso gli Stati Uniti, verso la Gran Bretagna, verso i paradisi fiscali e l'Unione europea: la flessione è stata, in aggregato, del 7%. Le banche hanno però continuato a prestare denaro ai clienti dei Paesi emergenti o delle economie in transizione, e soprattutto a quelli dell'Europa dell'Est e a quelli dell'America Latina.

Le ultime vicende hanno però modificato queste tendenze, rendendole più intense e modificandone la direzione: gli investitori, banche comprese, hanno una propensione al rischio sempre minore. Si stanno quindi disimpegnando dai Paesi più a rischio per riportare i capitali, soprattutto quelli impiegati a breve termine, negli Stati Uniti o in Giappone, dove li avevano presi a prestito a tassi molto bassi. È possibile che le prossime statistiche appaiano molto diverse.

La situazione italiana sembra un po' diversa. Le banche italiane hanno continuato ad aumentare la loro esposizione, di 53 miliardi di dollari, portandola a 1.436 miliardi di dollari, che passano a 1.322 su base consolidata (e comprendendo anche le filiali estere): 974 miliardi verso i Paesi sviluppati, 24 miliardi verso i centri offshore e 255 miliardi verso i Paesi in via di sviluppo. La Germania fa la parte del leone con 421 miliardi, seguita dall'Austria per 139,9 miliardi e dalla Gran Bretagna per 93 miliardi.

Tra i Paesi oggi in difficoltà, le banche italiane sono esposte per 29,3 miliardi di dollari verso l'Ungheria, per 4,9 miliardi verso l'Ucraina, per 2,5 miliardi verso la Corea del Sud, per due miliardi verso gli Emirati, per 1,5 miliardi verso l'Islanda, per 696 milioni verso il Kazakhstan, e per 377 milioni verso il Sud Africa. Le banche del mondo vantano intanto prestiti verso l'Italia per 1.761 miliardi.

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