Papa Ratzinger ha parlato in contemporanea con l'avvio delle contrattazioni sui mercati, di prima mattina. E ha espresso al mondo concetti che in questi momenti di panico aprono qualche squarcio di riflessione anche ai più riluttanti: le banche crollano, i soldi vanno in fumo, l'unica cosa che resta è la Parola di Dio. Un "prestatore di speranza di ultima istanza", prendendo in prestito un concetto dei mercati finanziari. In apertura dei lavori della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, il Papa a metà del discorso ha detto che «sulla sabbia costruisce chi costruisce solo sulle cose visibili e tangibili, sul successo, sulla carriera, sui soldi.
Apparentemente queste sono le vere realtà. Ma tutto questo un giorno passerà. Lo vediamo adesso nel crollo delle grandi banche: questi soldi scompaiono, sono niente. E così tutte queste cose, che sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono realtà di secondo ordine. Chi costruisce la sua vita su queste realtà, sulla materia, sul successo, su tutto quello che appare, costruisce sulla sabbia». Non c'è solo la rampogna del Papa teologo - che pesca il concetto dal salmo 118 - che vede il denaro che transita sui binari della speculazione selvaggia come come lo sterco de demonio, invece di essere il buon concime per la vigna del Signore. Va oltre: «Solo la Parola di Dio è fondamento di tutta la realtà, è stabile come il cielo e più che il cielo, è la realtà. Quindi dobbiamo cambiare il nostro concetto di realismo. Realista è chi riconosce nella Parola di Dio, in questa realtà apparentemente così debole, il fondamento di tutto».
L'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente della Pontificio Consiglio per le Comunicazioni, subito dopo in Sala Stampa vaticana ha commentato che «la Bibbia parla anche ai finanzieri e ai banchieri» e che ponendosi in ascolto della parola di Dio «anche un finanziere, un operatore di questo settore, deve riscoprire qual è il suo cammino». D'altra parte, ha suggerito, la Chiesa non ha «soluzioni o risposte prefabbricate» alla crisi finanziaria, perchè non è suo compito averle. E c'è da dire che «non ci sono molti interventi del magistero su questo tema, e nella chiesa una riflessione su questi campi è appena cominciata». Celli commenta infine che per il Papa l'economia «pur importante, resta una realtà penultima».
Le parole di Benedetto XVI sono venute in forma di preghiera e meditazione davanti ai 253 padri riuniti in Vaticano a riflettere sulla bibbia. Ma la Chiesa è attenta a diversi livelli al difficilissimo momento che l'economia mondiale sta attraversando da mesi. Un invito a «proteggere le basse entrate delle famiglie e dei lavoratori dal collasso finanziario» era stato rivolto già nel febbraio scorso da monsignor Celestino Migliore, osservatore della Santa Sede all'Onu, intervenuto alla 46.ma sessione dell'Ecosoc (Consiglio economico sociale) nella sede delle Nazioni Unite a New York. Il tema è stato poi affrontato a più riprese dall'Osservatore Romano, con contributi di economisti ed esperti. Ettore Gotti Tedeschi, economista ma anche banchiere per il Banco di Santander, ha invece recentemente proposto, sulla prima pagina dell'Osservatore Romano, di mandare i manager a fare gli esercizi spirituali, anzichè ai «troppi» stage di formazione per imparare a vendere prodotti finanziari sempre «più sofisticati».
E sempre sull'Osservatore Romano, il direttore Gian Maria Vian nell'editoriale di prima pagina di oggi sottolinea che Bendetto XVI affronta le Sacre Scritture con una visione di storia svelata, realistica, e al tempo stesso apertura al futuro, quindi con la lettura di avvenimenti recenti che peseranno sul domani. Insomma, la meditazione di Ratzinger - che accompagna sempre fede e ragione - non pare astratta o di maniera, ma chiede a ognuno di interrogarsi.