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Venture capital: la crisi non ferma gli investimenti nel "clean-tech"

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20 ottobre 2008

Prima della caduta libera delle Borse l'attività dei venture capital negli Stati Uniti è stata ancora assai sostenuta. Nel periodo luglio-settembre, infatti, le società specializzate nel finanziamento di aziende emergenti (della Silicon Valley ma non solo) hanno firmato oltre 900 contratti per un valore complessivo di oltre 7,1 miliardi di dollari. La notizia è arrivata dal MoneyTree Report pubblicato due giorni fa a quattro mani da PricewaterhouseCoopers e la National Venture Capital Association. I diretti interessati hanno messo le mani avanti affermando che è lecito aspettarsi una flessione delle operazioni nei mesi a venire ma intanto si fregano le mani davanti a cifre che testimoniano come la turbolenza sui mercati finanziari non abbia intaccato lo sviluppo del business fino a fine estate. Il numero degli interventi dei capitali di ventura è stato inferiore al trimestre precedente (quando furono 1.033 per complessivi 7,7 miliardi di dollari) e in flessione è stato anche quello dei cosiddetti "first deal" (da 322 a 259) ma tanto il valore medio di queste operazioni quanto quello medio di tutti i contratti perfezionati è discretamente cresciuto: il primo è salito da 5,2 a 5,7 milioni di dollari, il secondo del 5% a 7,8 milioni di dollari. Segno di una fiducia fino a qualche settimana fa ancora crescente.
La fotografia scattata dal report di cui sopra offre ulteriori spunti di riflessione, che confermano molte delle interpretazioni che gli analisti di settore hanno dato del futuro dell'industria hi-tech. Le software house che hanno ricevuto nel terzo trimestre del 2008 finanziamenti dai venture capital sono state ben 214 (per contro quelle votate all'open source sarebbero in netto calo quanto a cifre ricevute), quasi il doppio delle compagnie impegnate nelle biotecnologie. Queste ultime però hanno beneficiato di 1,35 miliardi di dollari, contro gli 1,34 miliardi destinati alle aziende del software. Chi ha pagato in anticipo il ribaltone dei listini azionari sono state le Internet company, cui sono stati indirizzati 1,1 miliardi di dollari (ripartiti in 194 operazioni): nel secondo trimestre furono investiti 1,6 miliardi in 251 deal e parliamo comunque di un segmento che registra da nove trimestri consecutivi un monte investimenti superiore al miliardo di dollari. La parte del leone dalle parti di Silicon Valley l'han fatta però le aziende che operano nell'ambito delle tecnologie pulite e alternative (solare in primis) il cosiddetto "clean tech". I movimenti in questo campo sono cresciuti del 14% da fine giugno a fine settembre per complessivi 73 deal e oltre un miliardo di dollari di investimenti. Se oggi queste realtà sono le più gettonate dai venture capital (quattro aziende fra le prime 10 per valore delle operazioni) nel 2009 saranno quelle che assorbiranno meglio di tutte la congiuntura economica. Per diventare nel 2012, lo ha detto Mark Heesen, presidente della National Venture Capital Association, il settore di riferimento in assoluto dell'industria dei capitali di ventura.

(G.Rus.)

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