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Caccia grossa alla garanzia

di Isabella Bufacchi

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11 ottobre 2008

Oro e materassi. Cassette di sicurezza e porti sicuri come i conti correnti e i depositi bancari blindati dalla massima garanzia pubblica possibile. La preoccupazione di molti risparmiatori non è più quella di aumentare il rendimento degli investimenti finanziari, ma piuttosto quella di alzare i muri di protezione attorno ai propri risparmi per proteggere il capitale, costi quel che costi. La corsa spasmodica alla ricerca del bene rifugio per eccellenza, guidata molto spesso da valutazioni soggettive ed emotive, non sta lasciando grandi spazi alla razionalità. Perchè quel risparmiatore tornato di gran carriera all'asta dei BoT, che in veste di correntista in banca sta studiando lo "spacchettamento" o lo spostamento dei propri denari liquidi per ottenere la massima garanzia pubblica sui depositi, altro non dimostra che una grande fiducia nello Stato come garante supremo della tutela del risparmio sancita dalla Costituzione. Proprio per questo allora lo stesso risparmiatore dovrebbe mostrare la stessa fiducia anche nel piano salva-banche varato dal Governo: lo Stato si è impegnato a evitare il fallimento delle banche italiane, emanando un decreto legge – entrato in vigore il 9 ottobre – che gli consente di sostenere finanziariamente il sistema bancario, negli aumenti di capitale degli istituti sottocapitalizzati e nella raccolta di fondi interbancari. Questo intervento a monte dovrebbe bastare per tranquillizzare i risparmiatori e rendere superflui altri tipi di garanzia.

Il provvedimento anti-crisi varato dal Governo questa settimana tuttavia è corredato anche da una misura di protezione a valle: lo Stato integrerà e agirà in aggiunta alla garanzia già esistente (nel caso di fallimento delle banche) su depositi e conti correnti fornita dai fondi interbancari di tutela. Questo intervento aggiuntivo serve a evitare svantaggi concorrenziali al sistema-Italia: cioè che i correntisti e i depositanti italiani presi dal panico corrano ad aprire i loro conti presso quelle banche estere che, nei propri Paesi e di riflesso in teoria nelle proprie filiali in Italia, godono di garanzia pubblica anche illimitata (almeno fino a quando l'Europa non riuscirà a imporre un livello di gioco uguale per tutti armonizzando queste garanzie sullo stesso importo).

I dettagli del funzionamento della garanzia pubblica su depositi e conti correnti in Italia saranno definiti in un decreto ministeriale non regolamentare da pubblicarsi entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legge. Per quel che stabilisce la norma già pubblicata in Gazzetta Ufficiale, il meccanismo di intervento pubblico è lineare: lo Stato testualmente integra e opera in aggiunta al fondo interbancario. Se il fondo non è in grado di ripagare integralmente il depositante di una banca di tutti i 103.291,38 euro che gli spettano, per la parte restante garantisce lo Stato. E se il fondo non riesce a far fronte ai suoi impegni, lo Stato subentra per tutti gli obblighi del fondo. Ne consegue che la garanzia pubblica offre la stessa identica copertura del fondo con le stesse modalità: per depositante, per banca. Questo significa che se un conto corrente è co-intestato, ogni intestatario in una banca è garantito fino a un massimo di 103.291,38 euro.

Il tetto massimo funziona in questa maniera: quando un depositante vanta nei confronti della stessa banca uno o più conti correnti anche online, uno o più depositi vincolati e non, certificati di deposito vari o uno o più assegni circolari, tutte queste diverse forme di risparmio vengono accumulate in un unico importo, che ai fini del fondo viene garantito per la cifra massima dei 103.291 euro. Ai fini di questo calcolo non si tiene conto del possesso di obbligazioni bancarie o titoli di Stato o azioni.

Se un depositante ha più conti in più banche, ha diritto alla garanzia massima di 103.291 euro in ogni banca: sempre calcolata dopo aver accumulato tutte le posizioni di risparmio detenute dal singolo depositante nel singolo istituto.

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