L'Italia si allinea al resto dell'Europa e rimuove dal Testo unico della finanza la regola di «passività» che vieta agli ammini-stratori delle società sotto scalata di adottare misure anti-opa senza il consenso dell' assemblea. Sveltire i tempi di reazione significa aumentare i meccanismi di difesa del management.
A cancellare la «passivity rule» sarà con tutta probabilità un emendamento al decreto salvabanche che ieri ha iniziato il suo iter parlamentare in commissione Finanze alla Camera. Fino a ieri sera la norma sulla passività non risultava nell'ordine del giorno del Consiglio dei ministri che si tiene oggi: il provvedimento tuttavia ha fatto molto discutere negli ambienti politici e dell'industria e non è escluso che finisca sul tavolo del Cdm.
A confermare la volontà del Governo di rimuovere una norma che obbliga un management sotto assedio «a stare fermo» è stato ieri il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, nel corso di una conferenza stampa con la stampa estera a Roma. «In Europa non esiste la regola di passività ha affermato Tremonti- in Italia non è così, se ti scalano devi rimanere fermo. Noi come Tesoro, anche sentendo organi tecnici come la Consob, vogliamo introdurre una norma che allinei il nostro sistema a quello europeo». Nel decreto-salva banche dovrebbe essere inserita anche un'altra misura per aumentare le difese nel caso di Opa-ostile: un abbassamento della soglia di visibilità per le partecipazioni azionarie (dal 2% all'1%).L'intenzione di rimuovere la regola della passività ha raccolto ampi consensi anche tra i sindacati.
Per il presidente di Telecom, Gabriele Galateri di Genola, i provvedimenti anti-scalata sono «quanto mai opportuni». Per Gilberto Benetton: «servono regole per evitare che in questi momenti difficili alcuni operatori internazionali si intromettano».
I tecnici di Montecitorio intanto hanno lanciato un monito sulla possibilità che le misure nei due decreti-salva banche (in Parlamento si uniranno in un testo) si scarichino sul debito pubblico. Nel dossier del Servizio studi si evidenzia che occorrerà valutare «gli effetti delle eventuali emissioni di titoli sull'andamento della spesa per interessi e sulle previsioni relative alla riduzione del debito pubblico in rapporto al Pil».