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I titoli hi-tech affondano a Wall Street. Lo spettro di una nuova bolla?

di Gianni Rusconi

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7 ottobre 2008
(AP Photo/Cameron Bloch)


Si è salvata solo Apple. Nel lunedi nero della Borsa che rimanda alla crisi del 1929, per i titoli tecnologici a Wall Street è stata una giornata di grande passione. Una giornata culminata con una flessione del 4,08% (a 1.276,67 punti) dell'indice elaborato dalla nota testata Cnet, che monitora l'andamento di 66 importanti compagnie hi-tech internazionali quotate sulla piazza di New York.

Il risultato alla chiusura - in linea con quelli seganti dal Dow Jones (-3,08%) e dal Nasdaq (-4,34%) - è stato il peggiore degli ultimi due anni e poteva essere anche peggiore, avendo toccato picchi negativi superiori a quelli raggiunti nel maggio del 2005. Il rally che ha gettato ancora una volta un'ombra minacciosa sul mercato azionario ha coinvolto a vari livelli praticamente tutti i principali attori del settore tecnologico e annuncia un periodo di vacche magre.



La crisi, questa la sensazione che emerge dai commenti degli analisti, si farà presto sentire e un'indiretta conferma arriva dal livello degli ordini in arrivo per le aziende che producono i componenti per i microprocessori: se questi (come sembra) calano, significa che le varie Intel, Advanced Micro Devices e Texas Instruments non hanno bisogno di aumentare nel breve le rispettive capacità produttive. E questo perché, a monte, la domanda di server, computer e dispositivi consumer è in progressiva flessione. La spirale al ribasso della Borsa toccherebbe quindi anche le start up che ruotano come satelliti nella galassia hi-tech e i giganti del software, come Sap e Oracle (storicamente un rifugio sicuro per gli investitori), che si troverebbero loro malgrado a dover allungare i tempi di sviluppo dei nuovi prodotti.

Proprio Sap, il colosso tedesco del software per le grandi aziende, è stata suo malgrado la protagonista in negativo della giornata di ieri. L'annuncio del warning relativo ai ricavi previsti del terzo trimestre fiscale (che si chiuderà in ribasso rispetto alle previsioni degli analisti di Wall Street) ha fatto precipitare il titolo del 13,08%, a 39,68 dollari, toccando il punto più basso degli ultimi dodici mesi. Alla grande rivale Oracle è andata meglio ma ha dovuto lasciare sul campo una perdita del 6% (il titolo è sceso a 18.30 dollari) e anche la regina delle applicazioni on demand, Salesforce.com, ha pagato dazio chiudendo in flessione del 2.81% a 40.40 dollari, il valore pi basso delle ultime 52 settimane).

Sul fronte Internet le cose non sono andate certo meglio. eBay, che ha annunciato nelle ultime ore un taglio del 10% della forza lavoro e nel contempo tre nuove acquisizioni per complessivi 1,3 miliardi di dollari, ha registrato un ribasso del 5.54% toccando il vertice negativo di 17.89 di dollari per azione, un dollaro sotto il precedente record negativo dallo scorso ottobre. Google non ha evitato il capitombolo e ha perso il 4% mentre Yahoo! è scivolata del 4.31%: per entrambe si tratta del punto più basso segnato negli ultimi dodici mesi, rispettivamente a quota 371.21 e 15.31 dollari per azione (per scalare la casa californiana Microsoft ne aveva offerti in primavera circa 35). Quella di ieri in Borsa è stata quindi una brutta giornata – e non è detto che oggi vada meglio – e fra le vittime figurano anche Microsoft (-5,36%), Hp (-4,77%), Ibm (-2,73%), Intel (-2,20%), Dell (-2,56%) e Cisco Systems (3,72%). L'unica a salvarsi, come detto, è stata Apple: dopo aver perso nel primo pomeriggio fino al 7%, il titolo della casa della Mela è risalito progressivamente e alla chiusura ha segnato un incremento dell'1,1% a 98,14 dollari per azione. Un'eccezione che conferma la regola o il premio a una compagnia che ha cavalcato al meglio il lancio di nuovi prodotti e la domanda del mercato?

Ai tempi dello scoppio della bolla delle dot-com i titoli dei grandi del software (Sap, Oracle, Ibm, Microsoft e altri) furono gli ultimi a cadere vittima della recessione. Oggi hanno subito sentito sulla propria pelle gli effetti della grande ondata di crisi: a causa di manovre speculative, come qualcuno sostiene? Più realisticamente la disponibilità alla spesa delle grandi multinazionali è venuta meno nelle ultime settimane quale effetto della tempesta finanziaria scatenatasi negli usa e arrivata ora anche in Europa e Asia. Il fatto che il collasso del sistema bancario americano sia avvenuto proprio in coincidenza delle trimestrali ha fatto il resto, affossando il valore di molti titoli di primo piano. La situazione, a detta di vari addetti ai lavori americani, è preoccupante anche per un altro motivo, e riguarda le compagnie Internet (e quindi eBay, Yahoo! e la stessa Google) e quelle che operano sul mercato consumer (come Netflix, colosso nel business dei Dvd in affitto).

Le avvisaglie sono quelle di fatturati sotto le aspettative, segno di un ribasso in atto negli acquisti di beni di consumo tecnologici; le vacanze natalizie saranno in tal senso un perfetto indicatore della propensione alla spesa da parte del mass market. Quanto al tonfo sui listini di ieri, la speranza degli operatori finanziari è che non sia il prologo a una bufera dalle proporzioni di quella dei primi anni 2000. La caduta di Sap è quindi indicativa per l'andamento a venire dei soli investimenti in soluzioni software di classe enterprise o lo specchio di una crisi che potrebbe di nuovo travolgere l'intera industria hi-tech?

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