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La «via francese» passa dal rilancio dell'Imi

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29 ottobre 2008

Le banche italiane non hanno bisogno di essere ricapitalizzate dallo Stato. E il canale del credito alle imprese e alle famiglie in Italia non si è chiuso. Le rassicurazioni del sistema bancario frenano il Mef, tuttavia l'intervento pubblico è tutt'altro che tramontato (si veda articolo in pagina). E se dovesse diventare auspicabile se non addirittura necessario in Italia, anche solo per garantire il flusso dei prestiti a medio termine all'economia e mantenere alta la competitività del sistema bancario in Eurolandia, allora il Tesoro è pronto a scendere in campo con formule di sostegno che non aggravano il deficit e non aumentano il debito pubblico: creare società-veicolo alla francese che utilizzano la garanzia pubblica per finanziarsi e aiutare il Paese. Una sorta di Imi del ventunesimo secolo.
È questa una delle formule allo studio in via XX Settembre, affatto pressato dalla gara contro il tempo che ha costretto i ministeri francesi, tedeschi e inglesi a passare subito dalle parole ai fatti per ricapitalizzare banche e finanziare le imprese con l'aiuto della mano pubblica. Il Tesoro potrebbe decidere di fondare una o più società-veicolo che emettono obbligazioni garantite dallo Stato.
Se il Mef dovesse decidere di replicare fedelmente il modello francese, una spv verrebbe dedicata alla sottoscrizione di obbligazioni subordinate delle principali banche italiane, per aumentare il rapporto tra capitale Tier1 e impieghi ponderati per il rischio: i francesi l'hanno chiamata Société de prise de participation de l'Etat (Sppe) e farà una prima iniezione di capitale entro fine anno su sei banche per 10,5 miliardi di euro.
Un'altra spv invece dovrebbe garantire il flusso dei finanziamenti a medio e lungo termine alle imprese in un contesto di economia in recessione e di un sistema bancario provato da 15 mesi di liquidità e credito bancario in crisi . Potrebbe essere un ritorno all'Istituto Mobiliare Italiano, creato nel 1931 come ente pubblico finalizzato al finanziamento di attività industriali sul lungo e medio periodo utilizzando obbligazioni: l'Imi affiancò l'Iri per sostentere l'economia negli anni di crisi del 1929. L'Imi del ventunesimo secolo tuttavia è più facile che prenda la forma della Sfre, la Société française de refinancement de l'économie voluta dal Governo Sarkozy. Questa società-veicolo, posseduta al 34% dallo Stato e al 66% dalle banche, ha il compito di finanziarsi sul mercato emettendo obbligazioni garantite dallo Stato: la liquidità viene poi prestata alle banche per trovare i giusti canali di finanziamento delle attività produttive. È già accaduto nei giorni scorsi: ha prestato 5 miliardi di euro a sette banche.
Il modello francese a Sppe e Sfre è neutrale sui conti pubblici. E questo non può che piacere al ministro Giulio Tremonti. La sottoscrizione di obbligazioni subordinate delle banche è "sotto la linea" dunque non ha un impatto sul deficit perchè è un investimento in un'attività finanziaria. L'emissione da parte dei veicoli Sppe e Sfre di obbligazioni garantite dallo Stato non equivale all'emissione diretta di titoli di Stato e dunque non aumenta lo stock del debito pubblico. Le garanzie infatti non pesano sul debito fino a quando non vengono escusse.

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