Le banche italiane sono davvero a prova di crisi? Hanno bisogno di iniezioni di capitale? Se lo sono chiesti gli investitori che ieri hanno fatto massicce vendite dei titoli italiani. «Gruppi italiani svenduti tra timori sul capitale», titola il Financial Times nel dare conto della pressione subita dalle banche nostrane.
Il governo italiano spiega il corrispondente da Milano del quotidiano britannico, Vincent Boland ha annunciato un pacchetto di misure per aiutare ogni banca che si trovi in difficoltà in conseguenza della crisi finanziaria globale, «compreso l'investimento in partecipazioni senza diritto di voto, se necessario». Ma si è trattenuto dal proporre le ampie ricapitalizzazioni proposte da altri governi europei. I rappresentanti del governo, infatti, «continuano a dire che il sistema bancario italiano è solido e non ha bisogno di aiuto d'emergenza».
Solo Unicredit, «la banca italiana più internazionalmente diversificata», ha finora chiesto soldi agli azionisti, con una ricapitalizzazione di 6,6 miliardi di euro. «Ma adesso», scrive il Financial Times, con l'intensificazione delle vendite del settore bancario a livello mondiale, «gli investitori guardano più da vicino ad altri istituti che hanno attratto una vasta schiera di investitori internazionali».
La più colpita, lunedì, è stata la Banca Popolare di Milano, dopo le dichiarazioni del presidente Roberto Mazzotta sulla patrimonializzazione della banca (l'attuale Tier 1 della banca – pari al 6,4% - potrebbe essere insufficiente, ha detto Mazzotta).
«Analoghe preoccupazioni hanno colpito Intesa Sanpaolo», scrive il quotidiano britannico, che cita gli analisti di Deutsche Bank, secondo cui Intesa potrebbe rafforzare la sua base di capitale in modo sufficiente per affrontare la crisi «abbandonando la sua politica di alti dividendi», «troppo aggressiva nell'attuale scenario macro». Ponendo fine alla politica sui dividendi porterebbe il Tier 1 dal 5,7 al 6,6%. Il nervosismo degli investitori non si è placato nonostante la banca abbia assicurato che i dividendi non sono all'ordine del giorno del consiglio di gestione di oggi. Cos' il titolo è sceso del 10%.
Secondo gli analisti, osserva il Financial Times, parte della pressione a vendere i titoli delle banche italiane deriva «dall'incertezza su cosa farebbe precisamente il governo qualora una banca avesse bisogno di essere ricapitalizzata». La Deutsche Bank ha parlato di «visibilità zero» sulla politica nei confronti dei bisogni di capitale delle banche.
Rivincita dell'economia reale
Un quadro decisamente più speranzoso emerge da un'analisi del quotidiano economico francese Les Echos. Con il titolo «L'industriosa Italia si prende la rivincita», richiamato sulla home page del sito, Marie-Laure Cittanova osserva che in Italia l'economia reale è forte e le banche sembrano meno toccate dalla crisi. Da quando la tempesta finanziaria ha sconvolto le grandi banche americane, britanniche, svizzere e tedesche, «gli italiani rialzano la testa».
D'altra parte, lo ha ricordato lo stesso governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, «da noi non esiste un sistema bancario ombra che in altri Paesi ha alimentato la crisi». Unicredit, la sola banca italiana che ha dovuto ricapitalizzare, lo ha fatto con capitali privati, sottolinea Les Echos. Un'altra caratteristica delle banche italiane è che la maggior parte hanno per azionisti le fondazioni bancarie, che hanno appena il 5% delle banche (con l'eccezione del Monte dei Paschi di Siena), ma «formano un nocciolo duro di azionisti a lungo termine». Perfino per l'indebitamento globale del Paese, considerando pubblico e privato insieme, «l'Italia non è così mal piazzata».
Secondo les Echos, l'Italia potrebbe mettere a profitto i presunti ritardi per rimbalzare più in fretta e più in alto dei Paesi sviluppati con cui è in competizione. Prima che scoppiasse la crisi in tutto il suo rigore continua il quotidiano francese - l'industria italiana si era mostrata «singolarmente dinamica»: le esportazioni sono superate solo da quelle tedesche, le imprese - nonostante la piccola dimensione, la cronica sottocapitalizzazione e l'assenza di incentivi all'export - «si sono ristrutturate, hanno alzato il livello di qualità della produzione, hanno innovato». Hanno
saputo proporre i loro prodotti sui mercati non sempre facili dell'Asia e della Russia.
«Il modello italiano dunque non manca di risorse davanti alla crisi». Ma «resta qualche ostacolo perché il Bel Paese possa diventare leader europeo». Con le attuali ricapitalizzazioni, le banche degli altri Paesi avranno ratio patrimoniali più elevati delle banche italiane: secondo Les Echos, «dovranno senza dubbio allinearsi». E bisognerà rilanciare la produttività globale del Paese, affinché gli sforzi del settore manifatturiero si traducano in reddito per gli italiani nel loro insieme.