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Alitalia, da Cai asta per il partner

di Laura Serafini

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19 Novembre 2008

La trattativa per la scelta del partner estero entra in una fase cruciale. Ma nonostante Air France resti per ora in pole position, i giochi non sono ancora chiusi. Lufthansa tenta ancora di rientrare in partita e questo spiegherebbe le dichiarazioni rilasciate ieri dal premier Silvio Berlusconi dopo l'incontro con la collega tedesca. «Con il Cancelliere tedesco, Angela Merkel, abbiamo parlato del dossier Alitalia e ci siamo trovati d'accordo: entrambi vediamo con molto favore una collaborazione tra Alitalia e Lufthansa». Berlusconi ha poi attenuato la portata delle affermazioni e ribadito che la decisione spetta a Cai.
Il pressing del cancelliere tedesco, dunque, ci sarebbe stato così come continuano a sostenere le ragioni dello scalo di Malpensa (favorito da un accordo con i tedeschi) gli esponenti della Lega («Ottimo» ha detto Umberto Bossi). Ma Cai continua ad andare per la propria strada: un incontro con i vertici di Air France è atteso tra venerdì e lunedì prossimo. Una decisione sulla scelta del partner estero non arriverà, dunque, prima della prossima settimana. Cai sta cercando di portare comunque i francesi e i tedeschi a una sorta di competizione. A questo proposito giocherà un ruolo importante il meccanismo del sovrapprezzo – approvato dall'assemblea Cai del 28 ottobre – nell'ambito dell'aumento di capitale. Si tratta di un prezzo extra che verrà fatto pagare in aggiunta al valore nominale di un euro per azione. Per i soci italiani si tratterà di pochi centesimi di euro, ma per il partner estero non sarà così. Il sovrapprezzo è un sistema che consente a chi compra di mantenere immutata la percentuale del capitale rilevata (20% nel caso del partner), ma di versare molta più cassa di quanto non servirebbe per comprare quella quota. Questo significa, da una parte, che Cai non ritiene sufficienti (per garantire l'operatività delle nuova compagnia) i 200 milioni che il partner verserebbe per avere il 20% della società. Dall'altra, che se il partner estero verserà molto di più a quel punto vorrà più poteri nella gestione.
Nel frattempo è proseguito ieri il negoziato tra il commissario Augusto Fantozzi e l'a.d. di Cai, Rocco Sabelli, per chiudere l'acquisto degli asset di Alitalia. La trattativa (che è proseguita nella notte) è stata interrotta per la visita (disgiunta) di Sabelli e poi di Fantozzi a Palazzo Chigi, dove hanno visto il sottosegretario Gianni Letta, e per una incontro dei due manager al ministero con Claudio Scajola per visionare la perizia sul valore degli asset appena consegnata da Banca Leonardo. Cai deve modificare l'offerta e aumentare verso i 400 milioni la quantità di cassa rispetto ai debiti che dovrà accollarsi. A fronte di un valore di un miliardo stabilito per Alitalia, Cai voleva pagare 275 milioni di cash e il resto accollandosi debito. Ma a scombinare i piani non è stato soltanto il desiderio di Fantozzi di monetizzare di più: a fine ottobre è intervenuto un esposto della sgr Anima, che è tra gli obbligazionisti di Alitalia, che contestava l'illegittimità del black-out informativo sulla società disposto per legge nel maggio scorso e ha costretto Fantozzi, il 5 novembre, a pubblicare i dettagli dell'offerta.
A quel punto i legali di Anima hanno verificato che se Cai non avesse modificato l'offerta avrebbe leso la par condicio creditorum: la società di accollava, infatti, 625 milioni di debiti garantiti da ipoteca su aerei (7 finanziamenti stipulati con Bpm, Unicredit, Efibanca, Barclays, Bmps, Banca popolare di Novara, Banca popolare delle Marche e 2 con General Electric) ma anche di crediti non garantiti, derivanti dal subentro in contratti di fornitura (e viene da chiedersi dov'è in questo caso la garanzia di discontinuità, ndr). I crediti non garantiti, secondo Anima, sono chirografari e dunque equivalenti ai diritti degli obbligazionisti. La richiesta, dunque, è stata quella di aumentare la quota cash dell'offerta per equiparare le posizioni dei creditori. Anima mette, inoltre, sotto accusa anche il comportamento dello Stato azionista di Alitalia nei confronti degli obbligazionisti: nel 2005 ha rinviato al 2010 la scadenza naturale del bond promettendo un rilancio della società, ma poi ha abbandonato i bondholders lasciando il prestito a carico della bad company.

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