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Bruxelles, antitrust, prezzo: ultime incognite per i soci

di Gianni Dragoni

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1 NOVEMBRE 2008

È arrivata ad appena quattro ore dalla scadenza dell'ultimatum ( il primo di una lunga serie, peraltro)l'offerta vincolante della Cai «per l'acquisizione di beni e asset di Alitalia», cioè la parte buona della disastrata compagnia. Questa sofferta decisione, come dimostra anche la gestazione della pratica, ritmata ieri pomeriggio dall'andirivieni a Palazzo Chigi dei sindacati e dei vertici della Cai, Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, fa compiere un passo avanti importante al piano di salvataggio dell'Alitalia in tinte tricolori, voluto dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Ma restano alcune incognite intorno al buon fine dell'operazione, vista da più parti come l'unica possibilità di evitare il fallimento della compagnia pubblica. Compagnia che tuttavia a fine settembre, nonostante gli allarmi del commissario Augusto Fantozzi, aveva ancora 245 milioni di liquidità, 16 milioni in più rispetto a fine agosto.

La presentazione dell'offerta è «condizionata ad una decisione non pregiudizievole per l'acquirente da parte della Commissione europea e all'assenza di prescrizioni da parte dell'Autorità garante della concorrenza e il mercato», rileva il comunicato della società.

La prima richiesta è che la Ue non contesti ai futuri proprietari privati di aver ricevuto aiuti di Stato, in particolare non chieda la restituzione del prestito ponte da 300 milioni di euro deciso il 23 aprile scorso dal Governo Prodi, d'intesa con Berlusconi fresco vincitore delle elezioni. Una decisione di Bruxelles è attesa per il 12 novembre.

La seconda condizione posta da Colaninno e Sabelli è un po' più difficile da interpretare: chiedono che l'Antitrust non imponga «prescrizioni» alla nuova società. La «nuova Alitalia», risultante dalla somma tra la parte migliore (senza debiti ed esuberi) della compagnia pubblica e il principale concorrente nazionale, Air One, avrà il monopolio su molte rotte nazionali, a cominciare dalla Roma- Milano Linate, dove i due vettori hanno una quota di mercato superiore al 90 per cento.

È possibile che l'Antitrust non intervenga? Il decreto sul salvataggio Alitalia affievolisce i poteri dell'Autorità guidata da Antonio Catricalà su questa concentrazione, ma non li elimina. Inoltre resta intatta la competenza dell'Antitrust europeo.È possibile quindi che per ragioni di concorrenza vengano chiesti alla Cai alcuni rimedi, dalla rinuncia ai preziosi slot a Linate come in altri aeroporti affollati,all'indicazione di condizioni sui prezzi. Sarà la società acquirente a valutare se eventuali interventi sono compatibili con il proprio piano.

Il punto più delicato dell'offerta è il prezzo. La società non lo ha reso noto, salvo ricordare che il lavoro svolto ha consentito di «raccogliere (...) oltre venti gruppi imprenditoriali, disposti ad investire oltre un miliardo di euro per ristrutturare e rilanciare il comparto aereo del Paese intorno ad Alitalia e Air One ».L'offerta iniziale non vincolante ha indicato un valore di 3-400 milioni per le attività di Alitalia, in parte da pagare con l'accollo di debiti, in parte minore (circa 100 milioni) per cassa. Quest'offerta non assegnava alcun valore agli slot di Alitalia negli aeroporti europei, che alcuni esperti calcolano invece in almeno 6-700 milioni, se non di più. Da qualche giorno circola la stima di un valore di 900-1.000 milioni attribuito all'intera Alitalia dagli advisor del venditore, Rothschild (per Fantozzi) e Banca Leonardo (per il Governo). Se questa stima fosse confermata, Cai dovrebbe migliorare la sua offerta.

Non sono state date informazioni sui valori di acquisto di Air One. Colaninno ha guardato a fondo i valori degli aerei in leasing e della società e ha chiesto a Carlo Toto di abbattere il prezzo rispetto ai 300 milioni indicati dal piano Fenice. Come si concluda il confronto ancora non è chiaro. Infine il partner estero, che avrà circa il 20% della nuova Alitalia: la scelta ormai è caduta su Air France-Klm. Lufthansa voleva comandare subito, i francesi si accontentano di assumere il controllo pieno tra cinque anni.

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