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Draghi si appella alla Bce: in gioco l'indipendenza

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5 Novembre 2008

Sembra essersi rivelata più complicata del previsto l'ipotesi di collegare la riforma dell'assetto patrimoniale di Bankitalia con il finanziamento di un eventuale terzo decreto-legge destinato alle banche.
Dal mondo delle aziende di credito, che in questi giorni ha mantenuto strettissimi contatti tanto con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, quanto con il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, trapela infatti la sensazione che il puzzle della proprietà di Via Nazionale si sia rivelato tutt'altro che semplice da sciogliere.
E che, per comporlo, sia necessaria una soluzione più meditata, non le disposizioni di semplice decreto-legge, per le quali, oltre tutto, non ricorrerebbero nemmeno i requisiti di urgenza.
Apparentemente, l'idea della quale si è discusso sembrava semplice: si sarebbe trattato di un patto di riacquisto temporaneo e parziale delle quote della Banca d'Italia attualmente in mano alle aziende di credito (in tal modo non facendo cadere completamente le attuali titolarità, in base alle quali il 66% del capitale di Bankitalia, ancorchè sterilizzato ai fini del potere effettivo, è in mano a Intesa San Paolo e Unicredit), in vista di una ricollocazione successiva delle quote medesime a una platea molto più ampia di soggetti istituzionali. Gli esperti di diritto che si sono a lungo esercitati sulla questione della riforma dell'assetto proprietario di Palazzo Koch hanno sempre sostenuto, del resto, che il solo modo per ottenere una soluzione equilibrata è quello di avere una proprietà della Banca centrale italiana comunque molto diffusa. Indicazioni in tal senso sono arrivate, tutte le volte che è stata consultata (obbligatoriamente, ai sensi del Trattato europeo) anche dalla Bce.
L'indipendenza, anche quella patrimoniale, della Banca d'Italia, è sotto l'égida dell'Eurotower perché anche Palazzo Koch fa parte del Sebc, il sistema europeo delle banche centrali. E quindi, anche in questo caso, dalla Banca d'Italia sarebbe stato fatto notare che, senza un pronunciamento della Bce, non è possibile procedere.
In controluce, peraltro, si continuano a scorgere anche valutazioni molto distanti sul valore delle quote di Bankitalia tra i suoi attuali proprietari e il ministero.

(R. Boc.)

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