«Gli Stati Uniti devono salvare Detroit per controllare il lento declino dell'auto americana, una "vacca sacra" dell'industria degli States, anche se questo significa aprire a una sorta di protezionismo implicito. Fatto questo però il presidente eletto Barack Obama deve saper gestire la vicenda in modo tale che gli aiuti siano temporanei».
James A. Mirrlees, scozzese di 72 anni, Premio Nobel per l'Economia nel 1996 per "la teoria economica degli incentivi in condizioni di informazione asimmetrica", non ha dubbi: la situazione economica globale è talmente grave che dovremmo considerarci «fortunati se l'auto sarà il principale problema».
Salvare Detroit però non basta. Obama deve tagliare le tasse dei redditi medi (Mirrless è uno dei massimi esperti di imposizione fiscale efficiente) e, vista la crisi, aumentare i sussidi e il welfare, soprattutto ai disoccupati. Anche l'Europa però deve fare la sua parte «varando uno stimolo fiscale maggiore dell'1% del Pil». Gli aiuti però devono essere «rapidi e non prolungati». Infine l'Asia: «Il crollo dell'export giapponese non è un male: Giappone e Cina devono produrre di più per il mercato interno», spiega Mirrlees, reduce da un viaggio proprio nell'area orientale e in procinto di arrivare in Italia per partecipare l'1 e il 2 dicembre prossimi a Trieste all'ottava edizione dei "Nobels Colloquia", un appuntamento ormai tradizionale organizzato da Promostudio e Provincia di Trieste che vedrà discutere della crisi anche altri Nobel del'economia, come Eric Maskin, Robert Mundell, Edward Prescott e Robert Solow.
Perché Barack Obama deve salvare il settore automotive di Detroit?
Chiaramente gli Stati Uniti non hanno alcun un vantaggio competitivo nella produzione di autovetture. Detto questo, ci sarà un grave declino nell'industria automobilistica, che però non dovrà essere selvaggio ma controllato e gestito: ecco perché Detroit va aiutata. Inoltre penso che l'auto Usa sia un caso speciale. Con un po' di fortuna questo potrebbe essere il principale problema da affrontare per la nuova amministrazione. Naturalmente ciò vuol dire introdurre una parte di protezionismo, seppure indiretto: l'importante però è che Obama renda gli aiuti all'auto transitori.
È corretta l'attuale politica fiscale americana o deve essere rimodulata tenendo conto del ciclo economico avverso?
Mi sembra che gli stimoli fiscali già decisi dal Congresso siano evidentemente troppo esigui e soprattutto non vadano nella giusta direzione. Mancano all'appello gli aiuti ai risparmiatori, che in questa vicenda hanno pagato duramente.
L'Europa si appresterebbe a varare un piano di stimoli fiscali per 130 miliardi euro. Ogni nazione dovrebbe contribuire con l'1% del Pil. Che ne pensa?
Sono pienamente d'accordo con il fatto che ogni nazione debba introdurre un pacchetto di stimoli nella stessa percentuale del Pil, ma l'1% mi suona vagamente casuale. Avrei preferito che gli economisti dei vari Governi europei avessero attentamente stimato quanto potrebbe servire evidenziando una cifra reale. In ogni caso, secondo le mie stime l'1% è troppo poco, anche se capisco che il deficit fiscale che provocherà questa mossa possa imbarazzare qualche Governo (la Germania in primis, ndr). Ma questa è un'occasione per reagire senza esitazioni, gli stimoli devono essere rapidi e temporanei.
Passiamo alla politica monetaria. La Fed e la Bce stanno facendo la cosa giusta iniettando liquidità e salvando le banche?
Il problema principale è iniettare liquidità nel sistema, non solo salvare le banche. Tagliare i tassi di interesse a breve non ha aiutato molto, ma almeno è un'indicazione di buona volontà. Detto questo i banchieri sono passati da un assurdo ottimismo verso il rischio-prestiti a un terrore eccessivo. Se il business e i trader non ricevono prestiti sono a rischio. Paradossalmente, sebbene la causa della crisi sia stata un eccessiva presa di rischio, ora le banche devono prendere più rischi, almeno per un po'. Proprietà e controllo pubblico sembrano al momento la via per assicurare tutto questo.
Il primo ministro Gordon Brown ha salvato con un intervento pubblico le banche britanniche e scozzesi. Ha fatto bene?
I leader di Governo di molte nazioni sembrano riluttanti ad adottare le regole draconiane di cui abbiamo bisogno. Penso che salvare le banche sia stato corretto, visto che anche i piccoli risparmiatori non sono in grado di salvare i propri depositi con le proprie forze e nessuno vuole che la gente metta i soldi sotto il materasso. Salvare però è una cosa, prendere il controllo della natura degli asset e dei contratti è un altra faccenda. Ma il mercato non si regola da solo, come è stato ampiamente e recentemente dimostrato dagli eventi cui abbiamo assistito. Ora abbiamo bisogno di un'intelligente governo dell'economia.
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