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Crescita trainata dal mobile
broadband, ma solo dal 2010

di Maria Adelaide Marchesoni e Valeria Novellini*

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3 dicembre 2008

Prima di analizzare i punti principali del nuovo piano industriale 2009-2011 del gruppo Telecom fortemente atteso dalla comunità finanziaria, vale la pena sottolineare che molto vaghe sono state le indicazioni sul dividendo 2008. La comunicazione definitiva in tal senso avverrà nel Cda del prossimo 27 febbraio, ma non appare improbabile un suo taglio anche alla luce delle affermazioni del secondo azionista Findim che ha dichiarato che una riduzione del dividendo sarebbe accettabile e in sostanza equivalente a un aumento di capitale.

In primo luogo va segnalato che la crescita di ricavi e Ebitda dovrebbe essere leggermente superiore a quella indicata lo scorso marzo, ma sarà posticipata nel tempo a partire dal 2010 in quanto il 2009 è previsto flat con ricavi e ebitda margin in linea con il 2008 rispettivamente attesi a 30,5 miliardi e al 38 per cento. A partire dal 2010 invece la crescita dovrebbe essere trainata dai servizi innovativi broadband e a valore aggiunto per la telefonia mobile che nel 2011 dovrebbero generare il 28% dei ricavi domestici totali. Le attese su questo fronte sono da considerarsi abbastanza ambiziose tenendo conto di uno scenario competitivo sicuramente non in diminuzione, ma decisamente molto aggressivo soprattutto sul fronte dei prezzi.

Pertanto risulta difficile per tutti gli operatori conseguire significativi incrementi dell'Arpu. È stata finalmente fatta chiarezza sull'eventualità di uno scorporo della rete: il management ha ribadito che si tratta di un asset strategico. Il secondo punto chiave del piano, ovviamente quello più facile secondo le dichiarazioni del management e immediato da apprezzare per la comunità, è quello del taglio dei costi. Nel nuovo piano sono previsti 9000 esuberi entro il 2011 a fronte dei 5000 indicati a marzo e per i quali il gruppo ha già raggiunto un accordo con i sindacati. Circa 2000 persone usciranno entro il 2008 a fronte dei 1400 originariamente previste e successivamente 3000 nel 2009 e 2000 all'anno nel 2010 e 2011.

Un altro punto molto atteso era il piano per la riduzione del debito. Infatti per il 2011 è atteso un rapporto tra debito netto/ebitda pari a 2,3 volte rispetto alle 3 volte del 2008. Questo grazie a una generazione di cash flow operativo e in funzione del piano di dismissioni di attività non strategico per un valore atteso fino 3 miliardi. Fra le dismissioni sono esplicitamente indicate le attività a Cuba, Telecom Italia Sparkle e la European Broadband.

Non sono state date altre precise indicazioni su attività da dismettere, mentre sarà esercitata l'opzione sul 50% di Telecom Argentina nel 2009 con un esborso compreso tra 170 e 180 milioni di dollari, di cui però buona parte, sarà sostenuta con un partner locale. Le dismissioni appaiono sicuramente necessarie anche per focalizzare maggiormente il core business e contribuire alla riduzione del debito, ma allo stesso tempo, le indicazioni fornite appaiono abbastanza incerte sia nella tempistica sia nell'ammontare effettivamente ricavabile considerando il momento congiunturale. In tema di rafforzamento patrimoniale il management ha tuttavia escluso un ricorso al mercato con aumenti di capitale. (*Analisi Mercati Finanziari)

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