Il consigliere delegato del Banco Popolare, Fabio Innocenzi, si è dimesso. Al suo posto da Merrill Lynch, dove era senior advisor per l'Italia e vice presidente per l'Europa, è arrivato l'ex direttore generale di Intesa Pier Francesco Saviotti, classe 1942, per 38 anni in Comit. L'indiscrezione è stata anticipata dal Sole 24 Ore.com. In serata è arrivata la conferma.
In un comunicato apparso sul sito web il Banco Popolare ha fatto sapere che «in occasione della riunione straordinaria dei consigli di sorveglianza e di gestione, il consigliere delegato Fabio Innocenzi ha rassegnato le dimissioni dalla carica, ritenendo esaurita la sua esperienza al vertice».
«A Fabio Innocenzi, che mantiene la vicepresidenza di alcune banche del gruppo, il consiglio di sorveglianza ha rivolto un caldo e commosso ringraziamento per l'opera prestata fino ad oggi, quale artefice principale del processo di crescita cha ha portato alla nascita del Banco Popolare.
È stato quindi nominato quale nuovo consigliere delegato il dottor Pier Francesco Saviotti, manager di comprovata esperienza e notevoli capacità».
Saviotti «è chiamato a consolidare ulteriormente i positivi risultati evidenziati fino ad oggi, in termini di redditività corrente e di liquidità, ed a completare le iniziative intraprese e già annunciate per il rafforzamento patrimoniale del gruppo».
I vertici della banca nata nel luglio 2007 dalla fusione fra Banco Popolare di Verona e Novara e Banca Popolare Italiana avevano maturato la decisione di un confronto diretto con il board dopo la difficile settimana vissuta in Borsa e con sullo sfondo le voci di un sempre più necessario intervento dello Stato e di alcune banche per evitare il peggio inseguito al peggioramento della situazione finanziaria.
Nella seduta di venerdì 5 dicembre le azioni hanno chiuso in discesa del 10 per cento. Questo dopo aver inanellato quattro sedute consecutive con il segno meno, tra le quali il crollo del 16,36% di lunedì 1 dicembre. Al punto che la performance da inizio anno del Banco - quarto istituto di credito italiano, ma più grande popolare italiana, con 21 mila dipendenti, oltre 3 milioni di clienti e circa 2.200 filiali - registra un bilancio negativo del 68 per cento. Il titolo è sceso giù fino 4,88 euro, contro i 3,6 euro di valore nominale.
Le riunioni, peraltro, sono arrivate al momento giusto per fare il punto sulla spinosa questione Italease, della quale il Banco è principale azionista (30%) e finanziatore. Proprio la banca guidata da Massimo Mazzega ha innescato la discesa dell'istituto in Borsa, sulla scia della mancata alleanza strategica con Dz Bank, partnership che sembrava invece a un passo dal closing definitivo.
Italease ha reagito allo stop mettendo in pratica immediate contromisure: ha ottenuto 2 miliardi di euro di sostegno finanziario dai grandi soci, ha rimesso mano al piano industriale e ha avviato la costituzione di una "bad bank" in cui scorporare una parte degli attivi. Gli interventi non sono stati sufficienti a placare i timori del mercato, alimentati da una situazione economica globale in ulteriore deterioramento.
Il Banco Popolare al 30 settembre stimava un Core Tier 1 ratio (tra i più bassi in Italia) compreso tra il 6 e il 6,5%, con l'obiettivo di elevarlo al 7 per cento. Poche settimane fa Jp Morgan sottolineava che, vista la situazione globale, la soglia di sicurezza andrebbe alzata all'8%, livello che attualmente nessuna banca italiana può vantare.