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E la comunità ebraica si sentì tradita

dal nostro corrispondente Mario Platero

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27 DICEMBRE 2008

L'imprimatur della Sec, sempre secondo indiscrezioni, è giunto ieri: la fondazione di Elie Wiesel, premio Nobel per la Pace, una delle voci più autorevoli al mondo contro le nefandezze compiute nell'Olocausto, è stata defraudata di 15,2 milioni di dollari da Bernie Madoff. L'indiscrezione di conferma circola insieme ad altri dettagli dell'inchiesta sulla frode finanziaria più grande della storia. Gli inquirenti della Sec hanno dichiarato che si sta allargando la rete alla ricerca di complici: possibile che i due figli di Madoff non sapessero? O che il fratello, autore del programma elettronico di gestione e sua figlia, sposata da qualche anno a un ex funzionario dell Sec, fossero all'oscuro di tutto? Mercoledì c'è anche stata una deposizione in tribunale di Ezra Merkin il gestore di un fondo che investiva con Madoff, denunciato dalla New York University, defraudata di 24 milioni di dollari. A Merkin è stato detto di depositare tutti i suoi documenti in tribunale. Lo stesso vale per gli altri fondi, Fairfield in testa. Intanto il liquidatore della divisione Usa di Madoff, Irving Picard, ha incaricato Lazard per la vendita degli asset.
Su tutto però, in questi ultimi giorni ha dominato la questione Wiesel, il simbolo stesso dell'innocenza tradita dall'avidità, e di una comunità ebraica che si è sentita colpita sul piano morale, prima ancora che finanziario, da un correligionario a cui ci si era affidati per le garanzia che offriva sul piano della prudenza, della credibilità, persino della saggezza. Da Palm Beach a Los Angeles a New York, le comunità ebraiche si interrogano su come sia stato possibile mettere a punto una truffa di tali proporzioni, pervasa dalla cattiveria. Da Carl Shapiro, 95 anni, un filantropo di Palm Beach che aveva investito la metà della sua fortuna, 450 milioni di dollari, alla fondazione Wunderkind del grande regista Steven Spielberg, anche lui impegnato nella causa per la memoria dell'Olocausto il quadro che emerge è quello di una raccolta fondi che attingeva in gran parte da fondazioni, università, opere religiose. Da istituzioni dunque che cercavano un investimento sicuro, prudente, una rendita definita in un momento di grande turbolenza finanziaria. Il paradosso dello scandalo Madoff è che questo signore offriva tutte le garanzie possibili per l'investitore prudente: aveva fama di essere integerrimo, di voler lavorare solo con persone che conosceva direttamente o indirettamente, non vantava ritorni astronomici, del 20 o 30% all'anno, come rivendicavano i hedge funds più aggressivi. E a chi investiva direttamente con lui chiedeva solo le commissioni per la compravendita in borsa. «Solo un verme della peggiore specie può rubare i soldi della fondazione di Elie Wiesel, la voce più alta per il ricordo per l'olocausto e per la nostra memoria collettiva. Non so come un essere così spregevole possa guardarsi allo specchio ogni mattina. Una proposta l'avrei: Madoff dovrebbe essere giustiziato e Spielberg dovrebbe filmare l'esecuzione. Sarebbe un buon esempio per tutti i truffatori». Chi parla a Il Sole 24 Ore è Peggy Siegal, una delle protagonista del mondo del cinema a New York, amica intima sia di Elie Wiesel che Spielberg. La Siegal, anche lei di religione ebraica, ci racconta che la madre fu avvicinata anni fa da un amico comune che le offrì una presentazione a Madoff e la possibilità di investire direttamente con lui. «Non investì, ma solo perché le sembrava che la soglia minima richiesta un taglio da 500.000 dollari dieci anni fa, fosse troppo alto. È stata solo fortuna». Madoff di fatto si occupava direttamente delle sue "vittime" di religione ebraica. Aveva un giro di amici al Palm Beach Country Club, dove, per mantenere l'associazione, i membri devono donare in filantropia centinaia di migliaia di dollari all'anno oppure all'Atlantic, a Long Island: «quando parlavi con lui avevi l'impressione di un uomo non solo onesto, ma dedicato alle buone cause - ci dice un investitore che ha perso con Madoff oltre 5 milioni di dollari - il danno che ha fatto all'ebraismo è incalcolabile: tutti i luoghi comuni peggiori riaffiorano. Eppure tutto quel che faceva era contro i principi ebraici…un disastro». C'è chi dice che in realtà il coinvolgimento di molti ebrei nel fallimento rappresenta uno spartiacque per chi si ostina a giocare sui luoghi comuni dell'ebreo avaro e pronto a tutto pur di far soldi:«ormai nessuno crede più a questi luoghi comuni. Le mele marce ci sono dappertutto. Secondo me questo dimostra semmai che nell'era della globalizzazione siamo tutti uguali. Non ci sono gruppetti particolari che truffano gli altri, ci sono persone di diversa estrazione culturale, ma che appartegono ormai alla stessa classe sociale in termini di richezza. Gli ebrei, come gli aristocratici in Europa o normali investitori dell'alta borghesia laica o cattolica o protestante, alla fine sono tutte vittime di questo scandalo. Madoff non rappresenta l'ebraismo, rappresenta la truffa globale». Resta il fatto che le comunità ebraiche sono agitate. Anche per questo il New York Times ha dedicato due inchieste nei giorni scorsi alla questione ebraica in relazione a Madoff. Lo ha fatto parlando con rabbini della Yeshiva University, che ha perso oltre 100 milioni di dollari con Madoff. Uno di loro ha concluso: «Il fatto che osservi il Casher o le regole della Torah non dimostrano che sei un buon ebreo. Se rubi o imbrogli, operi contro i comandamenti, che sono dieci: e non fai più parte della comunità».

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