FRANCOFORTE - A soffrire in questo momento di crisi economica e finanziaria non sono soltanto le case automobilistiche, ma anche i fornitori del settore. Ieri Continental ha annunciato di aver chiesto alle banche creditrici una ristrutturazione del proprio debito, circa 11 miliardi di euro, in modo allungare i tempi del rimborso. «Continueremo a rimborsare il debito, ma meno velocemente del previsto», ha detto una portavoce. Nel 2007 Continental ha preso a prestito circa 13,5 miliardi di euro per acquistare Vdo, la filiale di elettronica auto allora di proprietà di Siemens. Un accordo con le banche, ha detto il gruppo di Hannover, potrebbe esserci già all'inizio del 2009.
Ieri sera Fitch ha deciso di ridurre il rating della società a livello di junk bond, da BBB- a BB+. Appena tre giorni fa Continental aveva annunciato un profit warning per il 2008 e ammesso la possibilità della cancellazione del dividendo relativo a quest'anno. La società ha un fatturato annuo di circa 17 miliardi di euro. L'annuncio sulla ristrutturazione del debito giunge mentre anche il suo azionista principale è in difficoltà.
In agosto il gruppo Schaeffler ha lanciato una scalata nei confronti di Continental offrendo 75 euro per azione. Con il crollo dei mercati, in settembre, il prezzo si è rivelato particolarmente buono, tanto che la società bavarese si è ritrovata con il controllo del 90% del gruppo di Hannover quando il suo obiettivo era di fermarsi alla metà del capitale. Per Handelsblatt, Schaeffler non è solo alla ricerca di nuovi azionisti al quale vendere l'eccesso di azioni, ma ha anche bisogno di denaro fresco, tra i 4 e i 7 miliardi di euro. Intanto, il produttore di pneumatici ieri ha protestato perché Schaeffler avrebbe scritto alle banche per "influenzare" le stesse trattative di Continental. Insomma: una lite (in casa) tra debitori. La situazione in cui versa Continental è per molti versi particolare, ma la società non è l'unico fornitore tedesco del settore automobilistico in difficoltà. A inizio settimana ha annunciato lo stato di insolvenza un produttore di freni, la Tmd Friction. La società, pur piccola, è un leader mondiale in questo campo.
Nei giorni scorsi hanno seguito la stessa strada Tedrive, specializzata nella costruzione di sistemi di guida, e Wagon Automotive, un produttore inglese di porte con un'importante filiale in Germania. «La congiuntura è recessiva, la tendenza è depressiva», ha ammesso Hans-Georg Härter, presidente di ZF Friedrichshafen, un produttore di scocche. A pesare non è solo un calo della domanda, ma anche l'aumento dei tassi d'interesse sul mercato. Secondo Björn Voss, analista di Mm Warburg, "c'è un vero pericolo per le imprese più piccole, perché il loro margine finanziario è limitato". In novembre la stessa Bmw si è detta pronta a garantire liquidità ad alcuni suoi fornitori. Riferendosi alla situazione di General Motors, in grave crisi negli Usa, il Governo federale ieri ha detto di essere pronto a reagire «molto velocemente» per aiutare la filiale Opel, se necessario. La situazione comunque è a pelle di leopardo. La crisi sta pesando soprattutto sul settore auto, meno sulle piccole e medie imprese della grande industria, secondo un recente studio dell'associazione imprenditoriale Bdi.
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