Investire in euro è stato un buon affare in questi anni e ci sono le condizioni perchè la valuta continentale possa dare ulteriori soddisfazioni. Per il risparmiatore europeo è una buona notizia. Vuol dire cercare rendimenti senza dover scontare rischi di cambio, «lavorando» con la moneta d'uso quotidiano.
Tutti gli scenari mettono in conto una tenuta contro la valuta Usa che resta il principale riferimento alternativo: nel consensus raccolto in questi giorni da Bloomberg il rapporto euro-dollaro dovrebbe posizionarsi mediamente nel corso del 2009 a 1,25-1,27 (quindi non sui forti livelli prenatalizi, prossimi a 1,40) con escursioni notevoli che il panel di analisti stima dall'1,07 (la quasi parità) a 1,48. In queste condizioni investire in dollari non sembra valere la candela anche perchè i rendimenti scontano il sostanziale «tasso zero» deciso dalla Fed. I Treasury a cinque anni rendono l'1,5% e non si va oltre il 2% sui decennali. Niente, al momento, che valga la pena di esporsi alla grande volatilità dei mercati valutari.
«La diversificazione per valuta ha certamente un senso – dice Giuseppe Attanà, presidente di Atic-Forex (l'associazione degli operatori che ha riunito tesorieri e cambisti) – ma, in questa fase, non credo sia d'attualità per una clientela retail. Ci sono invece opportunità in euro nell'area corporate, bancaria e non, con rendimenti buoni e con sufficiente trasparenza, cioè investimenti che hanno la possibilità di essere seguiti con maggiori flussi di informazione. Fra l'altro alcuni settori hanno una garanzia pubblica. Consiglierei una durata massima di due anni. Andare ad investire in altre aree, con una volatilità così diffusa, mi sembra di difficile gestione». Pochi credono nel recupero stabile del dollaro: occorrerebbe un'uscita rapidissima dalla crisi, con uno sprint sollitario dell'economia statunitense. Che nessuno prevede.
Anche nella migliore delle ipotesi la cura Obama, secondo le stime generali, non potrà produrre effetti prima del terzo trimestre 2009. È la speranza degli ottimisti come Deutsche Bank, convinta che il biglietto verde «recupererà sia sull'euro che sulla sterlina e riprenderà il suo cammino di rafforzamento». Gli analisti si posizionano nella parte alta della forbice nel primo trimestre 2010 quando il rafforzamento Usa potrebbe ricondurre il cambio a 1,15 quindi sotto l'1,29 di stima media.
Per Paul Duncombe di Schroder l'euro «è correttamente prezzato nei confronti del dollaro» e semmai deve essere tenuto d'occhio il rapporto della valuta continentale nei confronti della sterlina e con il franco svizzero che, secondo UniCredit Research, non potrà «restare estraneo al generale clima di recessione in Europa».
Il franco svizzero vive però sue logiche che lo hanno portato a tenere meglio le posizioni negli ultimi tre anni (vedi tabella in pagina). Resta il "grande yen", protagonista del rush 2008 con un incremento di circa il 30% sulla valuta unica. Ne hanno beneficiato i sottoscrittori di fondi comuni che registrano performance positive soprattutto nell'obbligazionario targato Giappone. In futuro uno yen forte potrebbe diventare un problema per il Governo locale che avrà interesse a favorire esportazioni.
Investire in fondi, conti correnti e prodotti denominati in valuta non è tecnicamente difficile per i risparmiatori italiani. Tutto dipende dalla convenienza: e in questo momento nessuno è in grado di moltiplicare l'imprevedibilità dei cambi alle incertezze sulla tenuta dell'industria finanziaria e dell'economia. Per questo nel clima di incertezza generale è meglio privilegiare la prudenza. Non è il momento di inseguire gli specialisti del carry trade (indebitamento nella divisa a tasso più basso per investire nella miglior remunerazione in altra valuta).
Non è il momento delle valute esotiche, se è vero che vanno in tilt anche le certezze dei possessori di divise storiche come l'euroscettica sterlina a ridosso della parità con il giovane euro.
Paolo Zucca