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La requisitoria del Pm Greco / 2

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Allora, partiamo dal capo di imputazione. I manager di BofA sono accusati di aver concorso nella diffusione al mercato di notizie false, collaborando ai comunicati stampa della Parmalat - prova documentale -, alla due diligence degli investitori e al road show, per i quali preparavano le risposte adeguate, redigendo gli information memorandum - creandoli loro, si badi bene - predisponendo tutte le risposte agli investitori istituzionali, anche quelle in relazione ai fatti per i quali Tonna si dichiarava non disponibile. Queste condotte rientrano indubbiamente nella fattispecie dell'aggiotaggio informativo.
Ritengo che l'informazione scritta o orale e per e-mail fornita a segmenti di mercato, soprattutto in occasione delle emissioni obbligazionarie, ancorché del tipo Uspp, rientrino a buon diritto nell'accezione di diffusione di notizia falsa. Questi segmenti di mercato hanno rilievo assoluto per l'importanza e il ruolo che rivestono gli investitori istituzionali, come del resto ci ha spiegato il professor Gualtieri (Paolo Gualtieri, consulente tecnico di Bank of America, n.d.r.). Basta vedere l'ultimo allegato del professor Gualtieri: 60 investitori istituzionali invitati; andate a vedere, fate la somma...della capitalizzazione delle società di riferimento e avete mezzo capitalismo del mondo. Del resto questo mercato è controllato dall'organo di vigilanza Naic (la National association of insurance commissioners, n.d.r.), che effettua anche delle pubblicazioni di rendicontazione delle emissioni...Il rifiuto di un'emissione sulla base di una ritenuta falsità o opacità dell'informazione avrebbe potuto avere effetti devastanti, così come è avvenuto sul mercato degli eurobond. Perché forse non è stato ben percepito che anche molti eurobond erano dei private placement (collocamenti privati di azioni o obbligazioni presso investitori istituzionali, n.d.r.): ad esempio [il bond sottoscritto da] Nextra, ad esempio [il bond sottoscritto da] Deutsche Bank. E guardate quello che è successo a febbraio-marzo del 2003, quando il mercato ha rifiutato di sottoscrivere, gli istituzionali hanno rifiutato: il titolo è crollato.
Del resto mi chiedo, e vi chiedo: se BofA avesse detto il vero, ad esempio che Tonna non era disponibile a dare informazioni sull'Ebitda, sul fatturato, sul debito o sulla liquidità, ovvero se avesse espresso i suoi dubbi o le sue definizioni che noi desumiamo dalle carte interne, una società con il credit off-limits sarebbe riuscita a piazzare questi Uspp? Se avesse detto il vero, ma quale investitore istituzionale avrebbe accettato di investire in un gruppo che non vuole dare i suoi dati finanziarti più rilevanti? D'altra parte se tale circostanza fosse stata resa pubblica, posto che i mercati finanziari sono come vasi intercomunicanti, intimamente collegati e sensibili anche ai più incredibili rumors - e qui non sarebbe stato un rumors, sarebbe stata una voce seria, importante e fondamentale -, le conseguenze avrebbero travolto la Parmalat e fatto crollare il suo castello di carta. D'altra parte non vi è chi non veda che le reticenze di Tonna a dare quei dati avevano ragioni, seppure inconfessabili, importanti: i bilanci erano squadrati, non c'era la possibilità di riconciliare le società del sudamerica con i dati del consolidato; l'abbiamo visto in questo processo. Per non parlare poi del problema della liquidità.
Ecco, noi riteniamo che queste informazioni false sono state diffuse consapevolmente da BofA e sono state veicolate sul mercato degli Uspp che, come ho detto prima,...è una parte forse tra le più importanti del mercato finanziario mondiale, se mai vogliamo ancora continuare a usare questa parola, "mercato", che peraltro - lo anticipo - la norma non prevede; la norma sull'aggiotaggio.
Insomma, la visione che ha Gualtieri di questo mercato degli Uspp mi sembra un po' riduttiva, marginale. D'altra parte la norma non richiede alcuna forma di diffusione e parifica quella ufficiale alle altre...e soprattutto non si occupa di come la notizia venga veicolata sul mercato. Quello che è importante è una notizia falsa e la sua idoneità ad alterare il corso di un titolo.
...Non posso non dare ragione a Eugenio Fusco (il pm che ha condotto le indagini sulla Parmalat con Francesco Greco e Carlo Nocerino, n.d.r.) quando dice: "Ma insomma, una società che non aveva patrimonio netto da anni e che è stato fatto credere al mercato che ce lo avesse, cosa volete andare a vedere?". Io direi che paradossalmente era la Parmalat un artificio contabile. Cosa volete andare a vedere, giorno per giorno, l'incidenza di quella e di quell'altra comunicazione? Ma pensate alla Bonlat: la Bonlat esisteva tutti i giorni e anche tutte le notti, e che cos'è la Bonlat se non un artificio?
Nel caso della Parmalat c'è un intreccio quotidiano di informazioni false, simulazioni, artifici, e il titolo non aveva diritto di esistere, perché una società che ha un patrimonio netto negativo per 14 miliardi di euro...è inesistente, sostanzialmente. Problema, tra l'altro - leggendo i giornali questi giorni - non unico, perché io mi chiedo dove stavano tutti questi 700 miliardi di titoli taroccati nei bilanci delle banche, dove stavano? Tu lo sai? Io non lo so. Però sono usciti fuori.
Ecco, fatte queste premesse, alcune piccole indicazioni: BofA ha strutturato più di 20 operazioni tra il 1994 e il 2003, coinvolgendo tutte le strutture della banca a livello mondo. A fronte dell'aumento dell'indebitamento per queste operazioni l'esposizione diretta della banca è rimasta sostanzialmente invariata. Da banca erogatrice ha avuto un ruolo centrale nella definizione e gestione delle strategie finanziarie a livello mondo, tanto da realizzare una vera e propria dipendenza finanziaria ed organizzativa. La Parmalat ha perso il controllo di queste operazioni, non ci capiva nulla, tant'è che alla fine hanno dovuto chiamare Sala per rimettere a posto le carte, e dice il commissario (Enrico Bondi, commissario straordinario della vecchia Parmalat, n.d.r.): "Molte carte mancavano, non c'erano". Chi è che aveva l'intelligenza di queste operazioni? Tonna, Ferraris (Alberto Ferraris, che dopo aver lavorato a Citibank era passato a dirigere Parmalat in Australia, prese il posto di Tonna come direttore finanziario nel febbraio 2003 per poi essere a sua volta sostituito da Luciano Del Soldato poco prima del crack)? Non ci capivano nulla.
  CONTINUA ...»

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