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ANALISI/ La volatilità del barile
mette a rischio gli investimenti

di Marco Delzio e Gianmarco Bardelli*

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8 dicembre 2008

Gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da una dinamica altalenante del prezzo del petrolio: a gennaio 2007 quotava 55 dollari, a luglio 2008 143 dollari ed attualmente quota 42 dollari. A nostro avviso, una simile volatilità rappresenta uno dei canali più rilevanti per la trasmissione dell'incertezza dai mercati finanziari all'economia reale, insieme ai tassi di interesse a breve.

Ma cosa è la volatilità? Si tratta della propensione di una variabile a segnare ampie oscillazioni attorno ad un valore medio. Una elevata volatilità rende più probabile il fatto che una variabile possa segnare variazioni rilevanti in un tempo limitato.

La teoria economica prevalente e il dibattito istituzionale si sono focalizzati principalmente sull'aspetto della direzionalità del prezzo del petrolio e sugli effetti verso l'economia reale. Il prezzo del greggio è naturalmente determinato dall'interazione dinamica tra domanda e offerta, ed è fortemente influenzato da eventi - passati, presenti e futuri- quali condizioni climatiche, crescita del Pil, aspetti geopolitici ed aspettative degli operatori. Fattori di medio lungo periodo e fattori contingenti interagiscono quindi nel determinarne le condizioni di mercato.

La letteratura economica, nel corso degli anni, ha modellizzato l'andamento del greggio cercando di "catturarne" le variabili principali. Inizialmente, sono stati utilizzati modelli di previsione semplici:

1. Modello di Random Walk, per cui la migliore previsione del prezzo futuro del petrolio coincide con il prezzo corrente. Il prezzo corrente incorpora così tutto il set informativo a disposizione degli operatori sugli eventi e sulle variabili capaci di influenzarne la dinamica futura. Esso è dunque un vettore efficiente di informazione: l'utilizzo di qualunque modello economico e/o econometrico non aggiunge alcun valore informativo al prezzo corrente e non ne migliora la capacità previsionale.

2. Modello Future-Spot Spread, secondo il quale il prezzo future del petrolio rappresenta la migliore aspettativa del prezzo spot futuro. Il modello si basa sulla teoria di non arbitraggio denominata cash and carry ed è la rappresentazione più fedele di come il prezzo future venga quotato sui mercati rispetto al prezzo spot. Tale modello, in termini di analisi previsionale, è comunque riconducibile al modello di Random Walk.

3. Il modello di Hotelling, secondo cui per minori tassi d'interesse di lungo periodo i produttori, diminuendo l'estrazione di petrolio corrente, generano pressioni al rialzo del prezzo. Il petrolio è una fonte esauribile, dunque i produttori sono posti di fronte alla seguente scelta intertemporale: produrre più oggi / meno domani oppure produrre meno oggi / più domani. Tassi a lungo termine più elevati riducono il valore atteso delle estrazioni future, aumentando l'incentivo a produrre più oggi.

Successivamente, modelli di previsione più complessi hanno perfezionato l'impianto metodologico dei precedenti, dal lato dei modelli econometrici (Huntington), oppure introducendo modelli probabilistici (Abramson e Finizza) oppure attraverso modello semi-parametrici Barone-Adesi. I modelli tradizionali di cui al punto 3, basati sul fatto di spiegare la direzionalità del prezzo del petrolio individuando un insieme di eventi causa, risultano difficilmente efficaci nel prevedere le variazioni dei prezzi.

È infatti arduo trovare relazioni stabili tra il prezzo del petrolio ed un insieme di variabili esplicative se si riscontra un aumento del 160%, da gennaio 2007 a luglio 2008, seguito da una riduzione del 71%, da luglio 2008 ad oggi. In sintesi, la volatilità del prezzo del petrolio ha un duplice effetto: tanto più essa risulta elevata, tanto più risulta difficile mettere in relazione le variazioni realizzate del suo prezzo con un insieme di variabili causa. Inoltre, l'alta volatilità del petrolio rende difficile l'utilizzo di modelli previsionali per tracciarne la dinamica futura.

Al contrario, le teorie di cui ai punti 1 e 2 si fondano sostanzialmente sullo concetto stesso di volatilità, senza però darne una spiegazione economica. Il modello di Random Walk, studiato da Einstein all'inizio del secolo scorso per descrivere il movimento di una particella all'interno di un fluido, lega le variazioni dei prezzi alla loro volatilità, dove quest'ultima aumenta all'aumentare del l'orizzonte di osservazione del prezzo stesso. Il modello Random Walk ha la proprietà fondamentale per cui la migliore previsione del prezzo di domani coincide esattamente con il prezzo di oggi, data l'imprevedibilità delle variazioni.

Mentre il trend del prezzo del petrolio ha ripercussioni dirette sui consumi e sui risparmi delle famiglie, la sua volatilità influenza il livello generale di incertezza dell'economia. Per capire in che modo ciò avviene adoperiamo alcuni concetti di teoria economica. Il prezzo di una commodity quale il petrolio, ossia la quantità di moneta (in una certa valuta) scambiabile per un lotto della stessa, ha in una economia di mercato una duplice funzione: essere un allocatore di tale risorsa tra gli operatori e, allo stesso tempo, essere un vettore di informazione sulle condizioni di domanda/offerta.

  CONTINUA ...»

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