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Salvataggio, Pininfarina verso il taglio dei debiti

di Laura Galvagni

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12 dicembre 2008

Pininfarina si prepara all'ultimo consiglio di amministrazione decisivo. Prima delle festività di fine anno si terrà infatti il board che dovrà esaminare le risposte delle banche, attese entro i prossimi dieci giorni, al piano di salvataggio dello storico marchio torinese. Il clima sembra essere sufficientemente positivo per poter ipotizzare un esito soddisfacente della delicata vicenda. Il gruppo piemontese potrebbe dunque essere vicino a una svolta decisiva che potrebbe addirittura spingere gli attuali debiti, 600 milioni, al di sotto dei 100 milioni. Questo grazie a un consistente sacrificio delle banche, che si accontenteranno inizialmente di una parziale contropartita in strumenti finanziari, a un possibile riassetto di vertice, deciso di comune accordo da famiglia e istituti, e al recupero di ulteriore cassa da parte di Pininfarina che potrebbe addirittura ritrovarsi con 270 milioni di liquidità in portafoglio a fine manovra.

Il ruolo delle banche
Il sacrificio richiesto agli istituti a conti fatti potrebbe arrivare a sfiorare i 250 milioni. Più nel dettaglio è previsto che entro il 2008 le banche trasferiscano alla Pincar, la cassaforte attraverso la quale la famiglia Pininfarina detiene il 50,7% dell'omonimo gruppo, 180 milioni di crediti e che nel corso del 2009 vengano di fatto stralciati altri 70 milioni. Come parziale compensazione, oltre a 1 euro simbolico, si sta cercando di consegnare nelle mani delle banche strumenti partecipativi. In particolare, una delle ipotesi sulle quali si sta lavorando, punterebbe all'emissione di warrant da consegnare ai creditori e per un corrispettivo pari al 30% del capitale di Pininfarina. Si tratterebbe, però, di una contropartita parziale visto che allo stato il pacchetto del 30% nello storico marchio piemontese vale attorno ai 10 milioni di euro. Tuttavia, questo potrebbe dare alle banche sufficiente voce in capitolo per sedersi attorno a un tavolo assieme alla famiglia e valutare possibili riassetti di vertice con l'innesto di manager condivisi. Inoltre, esiste già un impegno firmato da istituti e famiglia che prevede che il ricavato della vendita del controllo di Pininfarina venga girato direttamente ai 13 istituti creditori.

La discesa del debito
Pininfarina ha accumulato 600 milioni di debito per sostenere gli interventi necessari a tarare gli impianti a una produzione stimata annua di circa 100mila vetture. La crisi del settore auto ha di fatto reso sovradimensionata la struttura produttiva. Basti pensare che se la Ford aveva chiesto alla Pininfarina tra le 22mila e le 24mila auto all'anno, lo scorso settembre ha ridotto di oltre la metà i propri ordinativi. Come lei anche gli altri costruttori hanno rivisto i rispettivi piani (Mitsubishi ha interrotto la produzione da luglio e Alfa Romeo ha diminuito le richieste sia della Brera che della Spider). Pininfarina è stata quindi costretta a svalutare i contratti. Manovra che rischiava di portare l'azienda a chiudere il 2008 con un patrimonio netto negativo. Di qui la necessità, a fronte anche dell'impossibilità di lanciare un aumento di capitale vista la situazione dei mercati, di accantonare il piano di riscadenziamento del debito per cercare un nuovo accordo con le banche. E i 180 milioni che verranno "abbonati" nel 2008 serviranno proprio a mantenere positivo il patrimonio. Per converso, la revisione degli accordi con le case produttrici che avevano appaltato il lavoro alla Pininfarina, comporterà da parte dei grandi costruttori il rimborso di una fetta dell'investimento effettuato dalla società di design. Ciò comporterà circa 120 milioni di introiti per la Pininfarina nel 2009 che, sommati ai 150 milioni già presenti in cassa (maturati con il mancato rimborso del capitale), porteranno a 270 milioni la liquidità complessiva del gruppo. Questa somma, abbinata ai 250 milioni di debiti stralciati, potrebbe spingere al di sotto dei 100 milioni gli attuali 600 milioni di esposizione complessiva della società.

La ripartenza
Queste cifre, combinate con un doloroso piano di ristrutturazione industriale, permetteranno a Pininfarina di concentrarsi sullo sviluppo dell'auto elettrica. Un piano che vede coinvolto in prima persona anche Vincent Bolloré, ormai indicato da più parti come il possibile cavaliere bianco che possa subentrare alla famiglia Pininfarina nel controllo dell'azienda. Quest'ultima, tuttavia, dovrebbe in ogni caso restare nel capitale con una quota di poco inferiore al 10 per cento.

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