Ubs, prima banca svizzera, ha venduto la partecipazione in Bank of China per fare cassa, dopo la scadenza del periodo di lock-up, in cui le azioni non potevano essere cedute. L'istituto bancario elvetico ha venduto 3,4 miliardi di azioni ad investitori istituzionali, pari a circa 900 milioni di dollari. Ubs avrebbe così incassato una plusvalenza di circa 400 milioni di dollari dalla cessione, ha dichiarato una fonte che ha chiesto l'anonimato.
La banca elvetica «rimane legata alle relazioni di affari con Bank of China e alle proprie attività in Cina», ha spiegato Ubs nel comunicato. «È un'operazione normale» dopo la scadenza del periodo di lock-up, ha commentato Wang Zhaowen, portavoce di Bank of China. La vendita «non dovrebbe avere impatto sulla quotazione del titolo, dato che tutte le attività stanno andando bene». Nel 2005, Ubs aveva pagato 500 milioni di dollari per l'1,6 percento di Bank of China, terza banca cinese. Tra gli azionisti strategici di Bank of China ci sono Royal Bank of Scotland, al secondo posto con l'8,25 percento, mentre Temasek Holding Pte, Ubs ed Asian Development Bank detenevano assieme il 5,7% della banca cinese.
Anche la seconda banca svizzera ha approfittato della chiusura di fine anno per fare cassa vendendo ad Aberdeen Asset Management una quota in azioni del business Global Investors pari a 361 milioni di dollari. Sia Ubs che che Credit Suisse escono da un 2008 a dir poco difficile. Il primo istituto elvetico ha ottenuto un pacchetto di aiuti dal governo di Berna per 59,2 miliardi ed ha tagliato 9mila posti di lavoro dopo avere registrato svalutazioni e perdite per 49 miliardi di dollari. Credit Suisse ha annunciato lo scorso 4 dicembre che nei propri piani c'è un taglio dell'11% dei dipendenti. Entrambe le banche hanno previsto un giro di vite senza precedenti sui bonus del top management.
