ILSOLE24ORE.COM > Notizie Finanza e Mercati ARCHIVIO

Accordo Fiat-Chrysler condizionato a prestiti governo Usa (WSJ)

di Elysa Fazzino

Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
21 gennaio 2009

Riflettori puntati sugli aiuti del governo Usa, essenziali per far funzionare l'accordo tra Fiat e Chrysler. Sia il Wall Street Journal che il Financial Times mettono in evidenza il nodo dei finanziamenti di Washington sulla home page dei loro siti Internet. L'apporto della Fiat sul fronte delle auto ecologiche – commenta il Financial Times - potrebbe favorire l'ok del presidente Barack Obama, impegnato a rilanciare le tecnologie verdi.
«L'accordo Chrysler-Fiat ha bisogno dei prestiti Usa», titola il Wall Street Journal. «Chrysler ha trovato un partner internazionale, ma non è fuori dalle difficoltà, soprattutto perché l'accordo è condizionato al fatto che la Chrysler ottenga altri 3 miliardi di dollari di prestiti governativi». In altre parole, ribadisce il quotidiano finanziario newyorchese, l'accordo diventa vincolante solo se Chrysler otterrà altri 3 miliardi di aiuti finanziari da Washington. Per poterli ottenere, Chrysler deve mettere a punto entro il 17 febbraio un piano che mostri come intende tornare alla redditività.
Avere Fiat come partner, secondo il Wall Street Journal, offre a Chrysler una visione a lungo termine, ma fa poco per aiutarla nell'attuale «cash crunch». Chrysler – osserva il giornale Usa – potrebbe dover spiegare perché i contribuenti americani devono mettere più soldi nell'azienda quando né l'azionista di maggioranza, Cerberus, né il nuovo partner Fiat fanno altrettanto.
«Compra americano» è ora il refrain di Fiat, è un altro titolo del Wall Street Journal: un'azienda che stava morendo perché si basava troppo sul mercato del Nord America ora vale per la Fiat proprio per la sua americanità. Con i titoli «L'accordo no-cash ha un costo», «Niente è gratis», il quotidiano newyorchese osserva che, invece di soldi, Fiat offre tecnologie a risparmio energetico e l'accesso ai mercati europei. In apparenza – scrive - è un accordo buono per entrambi e dà a Obama «la scusa» per altri prestiti governativi al terzo produttore automobilistico Usa. Fiat non ha obblighi di finanziamento, ma se Chrysler continua ad andare giù, potrebbe perdere i soldi che investe nel rilanciare la produzione Usa, sprecando tempo ed energie «disperatamente necessari» per mantenere il suo business italiano.
Per il Financial Times «L'alleanza con Fiat punta a rafforzare la richiesta di aiuti di Chrysler»: il produttore americano ha dichiarato che la nuova alleanza migliorerebbe la propria capacità di sopravvivenza a lungo termine, «in un apparente tentativo» di rafforzare la propria posizione nella richiesta di miliardi di dollari extra di aiuti governativi.
Intanto, si specula sul futuro delle relazioni tra Chrysler con la giapponese Nissan: le due case automobilistiche hanno accordi di produzione per due piccole vetture e un camion. Nissan – riferisce il Financial Times - ha dichiarato di essere aperta ad altri potenziali accordi di product-sharing.
Nella rubrica Lex, il quotidiano inglese puntualizza: «Spostare la produzione verso modelli più piccoli e poco inquinanti, dovrebbe aiutare Chrysler ad assicurarsi ulteriori aiuti del governo Usa, che - stando alle attese - il presidente Barack Obama dovrebbe legare a impegni sulle tecnologie verdi».
Sergio Marchionne si candida al premio dell'anno per «l'audacia nel business», scrive Paul Betts nel commento «Marchionne inaugura la grande campagna Usa della Fiat» (titolato sul sito anche «Fiat va dove altri temono di mettere piede»). A suo parere, «niente poteva essere più audace e più rischioso» dell'accordo con Chrysler. Betts ricorda le disavventure di Daimler e Peugeot con Chrysler e si chiede perché Marchionne si sia imbarcato in una spedizione transatlantica così audace. Certo, «ha deciso di non perdere tempo e di mettersi alla guida della nuova ondata di consolidamento nell'industria». E «non poteva scegliere momento migliore per inaugurare la campagna Usa della Fiat, annunciando l'accordo per aiutare a salvare Chrysler nel giorno stesso dell'inaugurazione di Obama». Ma anche se aggiungerà 1,7 milioni di auto alle vendite di 2,2 milioni di Fiat, sarà ancora lontano dall'obiettivo di 5,5 milioni di auto all'anno, considerata dallo stesso Marchionne la soglia minima di sopravvivenza. «Ciò fa pensare che non si fermerà con Chrysler e che cercherà altre alleanze».
L'articolo del Financial Times «Chrysler dà a Fiat una rotta per le Americhe» dà spazio agli interrogativi sollevati degli analisti. C'è chi dubita che si tratti di consolidamento e chi fa notare che ristrutturare gli impianti Chrysler costerà centinaia di milioni di dollari. «La Fiat dice che Chrysler pagherà per la ristrutturazione e probabilmente acquisirà la nuova tecnologia di produzione da Comau», unità della Fiat.
«Osé» è il sintetico titolo di un commento sul quotidiano finanziario francese Les Echos. «Gli italiani si credono più forti o più furbi dei tedeschi?» esordisce, ricordando l'acquisto «disastroso» di Chrysler da parte di Mercedes-Benz più di dieci anni fa. Ma per la Fiat «i rischi sono più limitati di quanto non sembri», anche perché saranno soprattutto i soldi del governo Usa a finanziare il rilancio di Chrysler. Insomma, Marchionne è «l'uomo della situazione» e sa che il più grande rischio sarebbe restare soli e non rischiare.
  CONTINUA ...»

21 gennaio 2009
Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio
L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER   
Effettua il login o avvia la registrazione.