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Fiat chiede 5 miliardi alle banche

di Laura Galvagni

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Fiat è al lavoro per mettere nuovo fieno in cascina. A quanto si è appreso, il Lingotto è al lavoro da circa un mese per ottenere dalle banche una linea di credito sindacata fino a 5 miliardi di euro. Una disponibilità di massima a sottoscrivere fino a 1-1,5 miliardi è già stata data dai due big del credito (UniCredit e Intesa) ma altri istituti italiani dovrebbero partecipare all'operazione con importi decisamente minori. Le trattative sono a un punto conclusivo e l'operazione potrebbe essere annunciata già nei prossimi giorni. L'ammontare chiesto da Fiat è decisamente rilevante e rappresenta quindi un importante test non solo per il Lingotto ma in generale per il mercato del credito corporate in una fase di alta tensione nei rapporti tra banche e imprese. Non a caso sono stati sondati tutti i più importanti istituti stranieri che da parte loro hanno dato una disponibilità relativamente esigua.
Della partita non farebbero parte SocGen e il colosso Usa Citigroup, che ha però partecipato al finanziamento della joint venture Fiat-Tata. Per quanto riguarda le banche italiane Intesa e UniCredit potrebbero stanziare 500 milioni ciascuna per il Lingotto. Mediobanca da parte sua non avrebbe intenzione di partecipare al finanziamento della linea di credito ma concentrarsi sulla ristrutturazione del debito Fiat. Nelle prossime ore si saprà quali altre banche italiane hanno deciso di aderire alla richiesta del Lingotto. Quanto alla presenza di istituti stranieri, tra i vari nomi circolati, spicca quello di Ubs, che peraltro già sta supportando come advisor Fiat nell'operazione Chrysler. D'altra parte, va ricordato, che la banca svizzera assiste e ha assistito il Lingotto nelle sue operazioni di finanziamento fin dal 2000. Anche da Oltralpe sarebbe poi giunto l'interesse di diversi istituti. In particolare, nel novero dei potenziali candidati ci sarebbero anche Bnp Paribas e Calyon. Tra gli aspetti su cui si concentra di più l'attenzione del mercato c'è il numero di istituti che parteciperà al pool e il tasso di interesse che sarà applicato sulla linea di credito. Comunque sia resta da vedere l'uso che farà il Lingotto della somma messa a disposizione dalle banche: la linea potrebbe non essere attivata o utilizzata per operazioni straordinarie.
In particolare l'amministratore delegato Sergio Marchionne potrebbe avere deciso questa operazione o perchè prevede un ulteriore deterioramento del mercato del credito o per essere pronto a cogliere opportunità di investimento. Sul mercato, infatti, si ritiene che il memorandum siglato con Chrysler rappresenti solo una tappa intermedia per Fiat in attesa di una mossa di più ampio respiro. E tra l'altro l'accordo è già sotto attacco al Parlamento americano: gli aiuti pubblici a Detroit potrebbero essere messi in discussione se sarà formalizzata l'intesa con gli italiani. In ogni caso, sullo sfondo, resta l'ipotesi di un accordo strategico con una casa europea e in particolare con la Peugeot.
Nel frattempo, sarebbe vicina alla chiusura anche un'altra operazione di finanziamento che riguarderebbe però le attività indiane del gruppo di Torino. Sempre stando a quanto si è appreso Fiat e Tata avrebbero raccolto 510 milioni di euro a supporto della joint venture siglata a fine 2007 dai due gruppi automobilistici. Nel dettaglio, Fiat si sarebbe assicurata, grazie al sostegno di Citi, Deutsche Bank e Natixis, qualcuno ipotizza anche Bnp, circa 160 milioni di euro. Tata, dal canto suo, attingendo alla disponibilità di alcune banche locali, avrebbe raccolto circa 350 milioni. Oltre 500 milioni sarebbero dunque stati veicolati sulla joint venture indiana. Un accordo paritetico che il Lingotto ha siglato con il colosso indiano poco più di un anno fa. L'intesa era stata promossa con l'obiettivo di produrre in loco, nello stabilimento Tata di Ranjangaon, sia la Grande Punto che la Linea, dopo lo sbarco della Palio. I denari servirebbero dunque per continuare a sostenere l'approdo in forze della Fiat in India.

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