I risparmiatori traditi dai bond Lehman cominciano a organizzare l'azione legale per ottenere i rimborsi. In Italia stanno partendo le prima cause presso i tribunali civili contro le banche, ovvero gli intermediari che hanno venduto quelle obbligazioni al pensionato, all'imprenditore facoltoso e agli enti previdenziali. Eppure ancora oggi non è stato chiarito se quei titoli fossero destinati solo a investitori istituzionali, e dunque privi di prospetto informativo che invece è obbligatorio per la vendita al mercato retail.
Le prime citazioni sono già state depositate presso il Tribunale di Roma. Ad avanzarle è stato lo studio legale Sge guidato, tra gli altri, da Angelo D'Alessandro e Raffaele Romano, lo stesso che ha ottenuto l'insinuazione di alcuni imprenditori italiani al passivo di Lehman nella procedura concorsuale aperta dal Tribunale di New York.
«I margini per ottenere un rimborso dalla banca che ha venduto i bond ci sono», spiega Romano. Spesso sono riscontrabili violazioni formali e informative da parte dell'intermediario nella vendita dello strumento finanziario. Il Testo unico per la Finanza e il Regolamento intermediari della Consob pongono a carico delle banche numerosi obblighi e adempimenti che, proprio perché le banche seguono prassi consolidate, non sempre sono rispettati completamente.
Ecco perché, dunque, a prescindere dal fatto che l'intermediario non poteva essere al corrente del rischio default di Lehman, la strada per ottenere il rimborso, secondo gli avvocati, c'è sempre che sussistano le violazioni. Ci sono stati casi di imprenditori alla ricerca di prodotti sicuri in cui investire la liquidità ricavata. La banca, stando agli atti presentati al Tribunale, ha consigliato i bond Lehman come un prodotto analogo ai BoT e ha fatto investire in quegli strumenti percentuali fino al 50 per cento del capitale dei clienti. «Le norme su questo sono chiare – spiega Romano –. Un intermediario non deve consigliare la concentrazione dell'investimento su un unico strumento rischioso».
A fronte delle richieste dei legali, la banca in questione ha fornito la documentazione: moduli già predisposti sui rischi generali degli investimenti, le schede dell'investitore (in cui si indicava una predisposizione al rischio elevata) e il certificato sull'apertura del deposito titoli. Ma tutti risalenti a molti anni prima rispetto all'investimento in bond Lehman. Ai clienti veniva poi consegnata la documentazione relativa a Patti Chiari, il consorzio dell'Abi che suggerisce gli strumenti di investimento a basso rischio, in cui quei bond erano inclusi. «Un comportamento - osserva Romano - che già evidenzia la contraddizione tra la definizione di propensione al rischio indicata "alta" per i clienti, ai quali poi si consegna materiale adatto a chi necessita delle informazioni basilari». Secondo i legali può essere richiesta la nullità o la risoluzione dei contratti e degli ordini di acquisto per violazione degli obblighi informativi con conseguente obbligo di restituzione delle somme investite.