Il tasso variabile? Ora conviene, ma attenti al margine

di Maximilian Cellino

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15 gennaio 2009
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Bce anno zero: con il taglio da 50 punti base deciso oggi, l'istituto di Francoforte ha riportato i tassi di interesse a quel 2% che rappresenta il minimo storico e che già si era visto tra il 2003 e il 2005. Ora come 5 anni fa il tasso variabile risulta particolarmente attraente per chi si accinge a stipulare un nuovo mutuo, visto che scegliendo in questo momento un prestito indicizzato si può risparmiare (anche a parità di spread applicato) oltre il 10% rispetto a un prodotto a rata fissa. Una convenienza che è probabilmente destinata ad aumentare nei prossimi mesi, poiché le attese dei mercati indicano un ribasso fino all'1,5% dei tassi Bce e sotto il 2% per l'Euribor a 3 mesi nel corso del 2009.
Chi si appresta a scegliere il variabile deve però fare bene i conti con il reddito a disposizione. La lezione degli ultimi tre anni, infatti, insegna che quando si contraggono finanziamenti indicizzati a tassi particolarmente bassi si deve esser pronti a sopportare un eventuale rialzo dei pagamenti, anche brusco, negli anni successivi ed è quindi importante non farsi sorprendere.

Il margine di sicurezza
Prevedere l'evoluzione dei tassi futuri a medio termine per capire l'evoluzione dei pagamenti è naturalmente impresa impossibile. Può essere tuttavia utile confrontare la rata determinata in base ai tassi odierni con quella che si dovrebbe teoricamente versare nel caso di un ritorno degli Euribor sui livelli massimi del 2008 (la scadenza 3 mesi ha raggiunto lo scorso ottobre il 5,39%, rispetto al 2,51% di oggi). Ipotizzando valori differenti di spread (dallo 0,70% all'1,5%), l'esborso mensile di un prestito da 100mila euro della durata di 20 anni potrebbe registrare, come si può vedere nella tabella, un rincaro compreso fra i 157 e i 162 euro.


 Tipo di mutuoTasso variabileTasso fisso
 ParametroEuribor 3 mesiBceIrs
DurataSpread0,70%1,10%1,50%1,50%2,00%0,70%1,10%1,50%
10 anniRata iniziale97599410139891012102410441063
Rata con tasso ai massimi del 200811151135115510981123
Differenza140141142109111
(in%)14,4%14,2%14,0%11,0%11,0%
20 anniRata iniziale565586607580606638660682
Rata con tasso ai massimi del 2008722745769702731
Differenza157159162122125
(in%)27,8%27,1%26,7%21,0%20,6%
30 anniRata iniziale433455478449477500523548
Rata con tasso ai massimi del 2008605631658584616
Differenza172176180135139
(in%)39,7%38,7%37,7%30,1%29,1%
Fonte: Elaborazione Il Sole 24 Ore


Un aggravio medio del 27%, dunque, che chi opta per il variabile deve essere pronto a sopportare nel caso di un eventuale impennata dei tassi, se non vuole correre rischi. Il margine può aumentare e sfiorare anche il 40% per i mutui a scadenza più lunga come i trentennali, che prevedono un ammontare di quota interessi più elevato, mentre si riduce attorno al 14% per i prestiti decennali.

Quando conviene il mutuo Bce

La vera novità del 2009 sarà molto probabilmente il mutuo indicizzato al tasso ufficiale Bce anziché quello tradizionale legato all'Euribor. Il prodotto, che secondo quanto stabilito dal Decreto «anti-crisi» ogni banca dovrà offrire ai propri clienti, garantisce maggiore trasparenza e in teoria una volatilità meno accentuata (oltre che mettere al riparo da crisi sul mercato bancario quale quella dell'ultimo anno).
L'effettiva convenienza del mutuo Bce dovrà tuttavia essere valutata con cura dal risparmiatore. I primi prodotti introdotti sul mercato già lo scorso ottobre (l'Euromutuo di Bpm e altri simili) applicano al tasso di Francoforte un ricarico dell'1,5% che è mediamente più elevato rispetto agli spread dei prodotti tradizionali e questo alla lunga potrebbe vanificare i vantaggi. Il Decreto 185/2008, da parte sua, stabilisce che il tasso applicato su tali contratti sia «in linea con quello praticato per le altre forme di indicizzazione offerte»: una formula che lascia spazio a differenti interpretazioni da parte degli istituti di credito, tanto che alcune banche offrono al momento mutui a tasso Bce con spread anche superiori al 2 per cento.
L'esperienza degli ultimi dieci anni insegna che lo scarto medio fra l'Euribor a un mese (oggi sceso al 2,2%) e il costo del denaro fissato a Francoforte è stato pari allo 0,16% a vantaggio di quest'ultimo (0,25% per l'Euribor a 3 mesi): una differenza superiore negli spread praticati sui diversi strumenti potrebbe rendere nel lungo termine poco conveniente dal punto di vista strettamente finanziario la scelta del mutuo Bce.
m.cellino@ilsole24ore.com

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