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PLUS 24 / Il vento dell'Est gela azioni e fondi

di Paolo Zucca

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28 Febbraio 2009
Il barometro Cds nei vari Paesi

«Siamo coscienti della situazione di queste aree, ma riteniamo che ci sia un significativo overshooting, un tiro eccessivo» ha detto sabato scorso Alessandro Profumo, amministratore delegato di UniCredit.
Il manager si riferiva ai giudizi delle agenzie di rating che hanno declassato diversi Paesi dell'Est, tenendo sotto controllo gli istituti di credito più coinvolti. Nella lettura degli analisti, diverse aree stanno regredendo. E a vent'anni dalla caduta del Muro di Berlino (novembre 1989), rischiano un nuovo isolamento economico. Gli investimenti esteri potrebbero ridursi e rientrare. Prevale la difesa delle aree storiche e i perimetri operativi di banche e assicurazioni, dopo una forte espansione, tendono a richiudersi. Molti Paesi dell'Europa orientale hanno fatto ricorso al prestito straniero e lo spettro del default (il mancato rispetto dei pagamenti a scadenza) viene evocato un giorno su due.
Dopo Fitch, anche Standard & Poor's ha tagliato il rating sull'Ucraina, ridimensionato (per il debito in valuta estera estera) a «CCC+/C» da «B/B». L'outlook è negativo. Ma è solo l'ultimo in ordine di tempo di un progressivo arretramento di tutta l'area ex sovietica. S&P ha declassato nei giorni scorsi la Lettonia e non è certo un caso che a Riga sia emerso come nuovo premier l'ex ministro delle Finanze, Valdis Dombrovskis. «Lo Stato è sull'orlo del fallimento – ha dichiarato subito dopo la nomina – ,il nostro primo dovere è quello di preparare dei tagli al bilancio, altrimenti ci sarà il fallimento». E l'elenco potrebbe continuare.
In sostanza S&P ha suddiviso queste economie in due gruppi distinti: Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia che sono valutate in condizioni migliori. Gli Stati baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), Bulgaria, Ungheria e Romania sono nel gruppo con il più elevato livello di vulnerabilità economica.
Tutto quanto sta accadendo negli (ex) emergenti europei influenza l'economia occidentale viste le tante imprese, grandi e piccole, impegnate sul campo.
Non può chiamarsi fuori il risparmiatore privato, toccato da un vento gelido che ha scosso Borse, le banche (in gran parte controllate da gruppi occidentali e internazionali) e che si riflette sulle performance di fondi, titoli obbligazionari e valute, Etf dedicati (vedi in servizi in pagina e a fianco).
I gestori consigliano di valutare con grande attenzione le caratteristiche di ogni Paese, evitando iniziative speculative e salvaguardando quella parte di investimenti che invece hanno buone possibilità di superare la bufera.
Anche chi ha investito indirettamente nell'Est soffre molto. Per limitarci ai principali gruppi finanziari (ma riflessi ci saranno nei gruppi industriali), soprattutto UniCredit ha puntato tante energie ad Est. Fra operazioni piccole e grandi (come l'acquisizione di HypoVereins Bank-Hvb nel novembre 2005) gestisce in zona circa un quinto dei suoi attivi, raccogliendo un quarto dei suoi utili lordi. A questo punto è più che probabile una razionalizzazione. Il vento freddo dell'Est ha sfiorato Intesa Sanpaolo che ha un'esposizione all'area più limitata «e molto dipende da Paese a Paese – ha detto il Ceo Corrado Passera – da business a business». E conta di mantenere circa un decimo dei profitti. Nelle assicurazioni, Generali è cresciuta nei premi 2008 e qualche riflesso in bilancio potrà essere legato all'effetto cambio. Per tutti l'appuntamento è a metà marzo.

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