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Enel-Endesa, finisce una saga del patriottismo economico (FT)

di Elysa Fazzino

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23 febbraio 2009

La cessione all'Enel di Endesa è «un fallimento politico ed economico» scrive El Pais: la Spagna perde l'opportunità di creare un grande gruppo energetico nazionale. Ma per Expansion quello tra Enel e Acciona era «un matrimonio che non poteva funzionare», un accordo di convenienza che non poteva durare in eterno. Mentre sui media spagnoli infuria il dibattito e la Borsa di Madrid ha aperto premiando i tre titoli protagonisti dell'operazione, il Financial Times fa notare che finisce una saga di tre anni frutto del patriottismo economico. Per realizzare questa operazione l'Enel appesantirà il suo debito, sottolinea il francese Les Echos, ma le agenzie di rating non dovrebbero rivedere la loro valutazione sulla società italiana, tenendo conto delle cessioni annunciate. Per l'americano Wall Street Journal «l'accordo mostra come la crisi finanziaria stia spingendo le aziende a consolidare asset costosi e a puntellare le loro finanze».
Acquistando il 25% di Endesa dal gruppo Acciona, Enel porta al 92% la sua partecipazione nel capitale di Endesa. Secondo El Pais, l'operazione non dovrebbe concludersi con un'Opa sul restante 8% del capitale, poiché la Cnmv, la Consob spagnola, rinuncerebbe a farne un obbligo. Nell'editoriale «Fallimento in Endesa», pubblicato nel week-end, El Pais osserva che l'economia spagnola perde un riferimento imprenditoriale importante e la maggior parte della responsabilità di questo fallimento è da attribuire al governo di Rodriguez Zapatero. Ora l'attenzione si sposta all'arena politica spagnola: il Partito popolare e la Sinistra Unita «esigono spiegazioni per il controllo italiano di Endesa». Il presidente del Partito popolare, Mariano Rajoy, vuole sapere perché un'impresa pubblica italiana controlli quasi tutto il capitale di Endesa e lamenta che ora l'impresa è «dello Stato italiano». Nella faccenda – titola ancora El Pais, il governo spagnolo si è dichiarato «scrupolosamente neutrale».
Ma il premier spagnolo ha sdrammatizzato il fatto che la compagnia elettrica passi in mani straniere. Lo sottolinea Expansion, che sul suo sito ha tra gli altri il titolo rassicurante: «Zapatero elogia l'Italia e confida che Endesa "funzionerà molto bene"». In un articolo intitolato: «Imparare l'italiano a 65 anni», Expansion scrive che Endesa, emblema del sistema elettrico spagnolo, inizia una nuova tappa con Enel. Per la prima volta dal 1944 la compagnia è totalmente in mani straniere. Si rompe «un'alleanza contro natura» e il gruppo elettrico italiano compie il passo definitivo «per convertirsi da ex monopolista in una multinazionale dell'energia».
Gli analisti – continua Expansion - valutano la rottura con Acciona come un fatto positivo per l'Enel. Il debito è sotto osservazione da parte delle agenzie di rating. «L'acquisto della quota di Acciona in Endesa è stato negoziato senza perdere di vista la necessità di mantenere un rapporto di 3,5 tra l'Ebitda e l'indebitamento, con l'obiettivo di mantenere l'attuale rating A-. Un rapporto che gli esperti giudicano sufficiente per non rivedere il classamento».
Il Financial Times, nella rubrica Lex, sembra tirare un sospiro di sollievo: «La mossa finalmente strappa via il controllo ad Acciona, il cui presidente Manuel Entrecanales gestiva Endesa nonostante la partecipazione di maggioritaria dell'Enel». Era un «pasticcio» creato nel 2006 per respingere le avances del gruppo tedesco Eon. Il fatto che fossero notabili spagnoli a gestire la joint venture «manteneva l'illusione di un controllo spagnolo, anche se la proprietà era degli italiani».
Secondo il quotidiano britannico, dissolvere l'alleanza adesso, un anno prima che Acciona avesse l'opzione di vendere all'Enel o scegliere il meglio degli asset di Endesa, fa l'interesse di entrambe le parti. Acciona incassa 11 miliardi di euro, Enel ottiene finalmente quello che voleva. Prendere in prestito 8 miliardi di euro per l'acquisto «aumenta il peso del debito che è già a 50 miliardi di euro, ma taglia i bisogni di rifinanziamento per l'anno da 24 miliardi a un più ragionevole 16 miliardi». Il Financial Times invita a trarne la lezione: mentre la recessione risveglia spinte protezionistiche, questa «costosa» soluzione è un caso da studiare «per le implicazioni delle ingerenze di ispirazione nazionalistica».
L'indebitamento che l'Enel si è dovuta addossare è al centro di un titolo di Les Echos. «Il gruppo italiano – osserva la corrispondenza da Milano - vedrà il suo debito, che raggiungeva 50 miliardi di euro alla fine del 2008» aumentare di oltre 11 miliardi, dopo il consolidamento al 100% dell'indebitamento di Endesa nei conti dell'Enel. Tenendo conto delle vendite annunciate in novembre, per 5 miliardi di euro, l'indebitamento netto consolidato del gruppo dovrebbe raggiungere 56 miliardi. «Secondo le agenzie di rating, questo livello, che rappresenta tre volte e mezzo l'Ebitda, non dovrebbe spingerle a rimettere in questione il rating della società italiana». In fin dei conti, l'operazione è «l'epilogo logico» della presa di controllo del gruppo spagnolo da parte del gruppo italiano, che aveva fatto l'alleanza con Acciona «solo per evitare di irritare gli spagnoli». L'accordo – puntualizza Les Echos - necessita del via libera del governo spagnolo e di Bruxelles.
«Con il deterioramento dei mercati finanziari – scrive il Wall Street Journal - e il giro di vite delle banche nelle pratiche di prestito, gli investitori avevano cominciato a chiedersi come le due società contavano di gestire il considerevole peso del debito risultante dal takeover». Ora – continua il quotidiano Usa - l'Enel si aspetta di potere finanziare il debito sulla base di termini più favorevoli.

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