La Fed taglia le stime di crescita per l'economia americana, dato il protrarsi «di una profonda contrazione dell'attività economica». E avverte: «non ci sono segnali dell'avvio di una stabilizzazione del mercato immobiliare».
Le indicazioni si leggono nelle minute del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, relative alla riunione dello scorso 28 gennaio.
Definendo gli ultimi dati economici «non di sicuro buoni», il presidente della Fed Ben Bernanke ribadisce l'impegno della banca centrale a fare «tutto il possibile nei limiti della sua autorità» per stabilizzare i mercati e far uscire dalla recessione gli Stati Uniti, su cui grava il rischio di una ripresa «debole» e «ritardata».
Il prodotto interno lordo nel 2009 dovrebbe contrarsi ad un tasso compreso fra lo 0,5% e l'1,3%; il tasso di disoccupazione dovrebbe attestarsi all'8,8%, cioè decisamente più in alto di quanto stimato in ottobre (fra il 7,1% e il 7,6%). La banca centrale rivede però al rialzo le previsioni 2010 e 2011, con un Pil che il prossimo anno si espanderà fra il 2,5% e il 3,3% (+2,3-3,2% le previsioni precedenti) e un tasso di disoccupazione fra l'8% e l'8,3%, mentre nel 2011 l'economia segnerà un +3,8%-5,0% (+2,8-3,6% le stime precedenti) con una disoccupazione al 6,7%-7,5 per cento.
Sul fronte dell'inflazione la Fed prevede che quella "core", al netto cioè di petrolio e cibo, si attesti fra lo 0,9% e l'1,1% nel 2009 (1,5%-2% nel 2010), lasciando intravedere il rischio di ulteriori contrazioni nei prossimi anni. Al momento, comunque, per il 2010 è prevista un'inflazione "core" fra lo 0,8% e l'1,5 per cento.